Classe: Insetti
Ordine: Lepidotteri
Sottordine: Eteroneuri
Famiglia: Piraustidi
Genere: Palpita
Specie: P. unionalis Hb.
Riferimento bibliografico:
“Fitopatologia, entomologia agraria e biologia applicata” – M.Ferrari, E.Marcon, A.Menta; Edagricole scolastico - RCS Libri spa
Piante ospiti: Olivo.
Il lepidottero piraustide Palpita unionalis Hb., di origine mediterranea, è presente in Italia e Spagna.
L'uovo , di colore variabile dal bianco pallido al giallastro è di forma ellittica, appiattito, e delle dimensioni di 1 x 0,5 mm.
La larva, di colore verde brillante talvolta con riflessi vinosi, ha il capo giallastro ed è lunga circa 20 / 22 mm; la crisalide presenta un colore dapprima verdastro che si oscura gradatamente fino a marrone e misura circa 12 / 16 mm di lunghezza e 3 / 4 mm di larghezza.
La crisalide, di colore testaceo sfumato, ha una lunghezza che varia da 12 a 16 mm. e presenta una carena longitudinale mediana.
L’adulto è una farfallina di colore bianco madreperlaceo brillante con margine anteriore delle ali nocciola chiaro; l’apertura alare è di circa 25 / 30 mm; il maschio si differenzia per un ciuffetto di squame allungate nella parte terminale dell’addome.
L’attività trofica delle larve causa la distruzione di una parte del fogliame che in caso di forti attacchi può determinare l’arresto dello sviluppo della pianta.
Riteniamo utile ribadire ancora una volta che l’entità del danno provocato dagli attacchi dell’insetto è strettamente correlato all’età e sviluppo delle piante - giovani impianti o polloni - ed alla forma di allevamento - piante monocauli, vaso cespugliato e cespugli.
Infatti nel caso di nuovi impianti monocauli o nella ricostituzione a vaso cespugliato di impianti preesistenti, gli attacchi di margaronia ostacolano il normale accrescimento dei rametti e dei germogli influendo così sia sullo sviluppo complessivo della pianta che sul raggiungimento e mantenimento della forma di allevamento scelta. Particolarmente nocivi risultano gli attacchi tardivi (dal 10 - 15 settembre in poi) in quanto danneggiano gli accrescimenti di fine estate - inizio autunno determinando il ritardo della ripresa vegetativa nella primavera successiva. In caso di infestazioni particolarmente gravi possono essere attaccate anche le drupe
Gli adulti compaiono in primavera inoltrata, dopo l’accoppiamento le femmine depongono le uova in gruppi di 3/5 sulla pagina inferiore delle foglie lungo la nervatura mediana. Le larve neonate si portano verso le foglie apicali più tenere dove formano un riparo sericeo e cominciano a nutrirsi del tessuto fogliare della pagina inferiore; successivamente compiono quattro mute, ognuna in ripari diversi tra loro, attraverso le quali ingrossano ed assumono una colorazione più intensa. Le larve di quarta età sono in grado di rodere tutto il tessuto fogliare ed in caso di forti attacchi anche le drupe; arrivate a maturità si costruiscono un riparo formato da foglie saldate tra loro con fili sericei all’interno del quale tessono un bozzoletto dove si incrisalidano.
Compie 4/5 generazioni all’anno che si accavallano tra loro; sverna in tutti gli stadi giovanili (ad eccezione delle larve di prima età) e come crisalide.
Margaronia dell'olivo - Palpita unionalis Hb. (foto www.isitplorena.eu)
Larva di Margaronia dell'olivo - Palpita unionalis Hb. (foto www.biodiversidadvirtual.org)
Numerosi sono i nemici di questo Lepidottero, tra i parassiti i più attivi sono risultati l’imenottero braconide Apanteles xanthostigmus Hal., in grado da solo di parassitizzare fino al 40 / 50% delle larve ed il dittero tachinide Nemorilla maculosa Meig. Entrambi sono endofagi e si sviluppano a carico delle larve. Tra i predatori oltre a numerose specie di ragni sono risultate attive anche le larve del sirfide Syrphus corollae F. che si nutrono delle forme giovanili.
Di norma gli attacchi di margaronia non giustificano interventi chimici poiché, in oliveti adulti, non causa danni di interesse economico. Inoltre è tenuta a freno dai trattamenti eseguiti contro la mosca delle olive e da alcune cure colturali come la spollonatura; quest’ultima oltre a determinare la carenza di alimento per le giovani larve causa la distruzione delle uova eliminando i focolai di infezione.
Diverso è il caso di nuovi impianti monocauli, di oliveti ricostituiti con l’allevamento di polloni e delle giovani piante in vivaio; in questi casi, a seguito di forti attacchi, può risultare necessario intervenire con antiparassitari chimici che agiscono per contatto ed ingestione dando la preferenza a quei principi attivi a minore impatto ambientale. Tra questi si possono ricordare il triclorphon, fenitrothion microincapsulato ecc. Ancora molto utilizzati risultano l’azinphos - metile ed il methidathion che però presentano una maggiore tossicità ed una minore selettività.
In caso di forti attacchi il trattamento dovrà essere ripetuto, in genere due interventi a fine luglio e a fine agosto dovrebbero essere in grado di contenere l’attacco del fitofago.
Bacillus thuringiensis Berliner è stato utilizzato con efficacia in prove sperimentali trattando alla comparsa dei primi danni in presenza di larve ai primi stadi di sviluppo e ripetendo l’intervento dopo 6 / 8 giorni. Il trattamento eseguito tardivamente non dà risultati soddisfacenti a causa della presenza contemporanea di larve più vulnerabili (I e II stadio) o meno (III e IV stadio). (Fonte http://agroambiente.info.arsia.toscana.it/)