Regione: Toscana
Zona di produzione: coltivato in pochissimi orti familiari nel comune di Gallicano in Garfagnana (Lucca)
Sinonimi: Lupinaro screziato, Lupinaro scritto.
Il fagiolo Fico pare sia stato introdotto a Gallicano ai primi del Novecento da un
emigrante di ritorno dagli Stati Uniti d’America; questi, riuscì a portare cinque
semi nascosti, per sfuggire ai controlli, all’interno della falda del cappello.
Da allora il fagiolo è sempre stato coltivato a Gallicano da pochissime persone
che, però, ne hanno conservato gelosamente il seme, dato che è un fagiolo di
notevoli qualità organolettiche.
In altre zone della provincia di Lucca era conosciuto col nome di Lupinaro screziato
o Lupinaro scritto, data la similitudine del baccello con quello del fagiolo
Aquila o Lupinaro. In effetti questi due legumi, benché il seme sia completamente
diverso, hanno notevoli affinità
sia dal punto di vista organolettico
(grande
delicatezza e sapore
ben caratterizzato), sia per quanto concerne
l’uso:
entrambi,
infatti, sono utilizzabili sia “sgranati”, sia a baccello intero
fresco,
quando il grano si è già differenziato. Come ‘mangiatutto’ presentano notevoli
caratteristiche organolettiche e assoluta assenza di filamenti coriacei, poco
comune in uno stato avanzato di maturazione. È sempre stato coltivato in consociazione
col mais ed è molto produttivo
e vigoroso.
Fagiolo Fico di Gallicano (foto https://tuttosemi.com)
Pianta rampicante a crescita indeterminata, molto vigorosa e a maturazione scalare.
Ha foglie di colore
verde
tendenzialmente chiaro;
il baccello, inizialmente
verde,
a maturazione si presenta
di un colore
che va dal bianco crema al giallo
chiaro e raggiunge mediamente lunghezza di 11-12 cm e larghezza di 1 cm. Il
seme ha forma ellittica tendente al tondeggiante e colorazione bruna con striature
longitudinali allungate color vinaccia.
Fagiolo Fico di Gallicano (foto "I fagioli della Lucchesia" Manuale ARSIA)
Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore. Viene effettuata
una leggera aratura (25-30 cm) seguita da erpicatura per effettuare
la somministrazione
del fertilizzante,
generalmente organico.
La semina avviene nel
mese
di maggio con sesti di impianto che variano da 40-50 cm sulla fila e 1-1,5
m
fra le file; essendo molto vigoroso deve essere seminato non troppo fitto per
evitare che ‘fili’ troppo e produca troppa vegetazione a discapito del frutto. Vengono
effettuate
irrigazioni
in modo costante ma non eccessivo. La raccolta viene
compiuta
a mano dall’inizio di luglio fino a settembre,
via via che matura.
Il
prodotto
per il consumo secco viene fatto seccare
sulla pianta e, quindi, raccolto
e selezionato.
Il Fico di Gallicano è molto produttivo
e si possono raccogliere
anche oltre
40-50 q.li/ha di prodotto
fresco.
La produzione è alquanto limitata e si può stimare che non superi i 40-50 kg.
Il Fico di Gallicano è risultato un ottimo fagiolo con un grande equilibrio e con
tutte le caratteristiche ai massimi livelli, sia utilizzato secco, sia consumato fresco
a baccello intero
come ‘mangiatutto’.
Si suggerisce di consumarlo condito con olio extravergine d’oliva in purezza,
oppure in abbinamento a ingredienti sia di carne che di pesce, ma dal sapore
delicato, cotti anche al forno, come per esempio, nella Trota del Serchio al forno
con contorno di fagiolo Fico di Gallicano.
Il fagiolo lessato si sposa per
fettamente con taluni oli che presentano un fruttato
medio con sentori di verdura fresca, con note lievissime di amaro e piccante,
quali gli oli siciliani di Biancolilla (varietà pregiata di olivo).
A questi piatti si potrebbe abbinare un vino brillante e vivace, come un Soave.
Da "I fagioli della Lucchesia" Manuale ARSIA
Schede di presentazione delle varietà locali di fagioli
Marco Del Pistoia, Mario Macchia, Mauro Quarta, Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini