Regione: Toscana 
	      Zona di produzione: Piana di Lucca, in particolare nei terreni del padule ex lago di Bientina. 
Il fagiolo Padulino veniva coltivato nelle zone “basse” della Piana di Lucca dove
		    storicamente si produceva la saggina da scope con la quale veniva consociato;
		    prediligeva terreni pesanti limo-argillosi.
		    Le piante di saggina e fagioli venivano seminate insieme e il fagiolo trovava nello
		    stocco del cereale un idoneo sostegno per la sua parte aerea, anche se poi fruttificava
		    solo in basso.
		    Il
		    fagiolo veniva fatto seccare
		    sulla pianta che veniva raccolta integralmente per
		    essere
		    portata
		    in azienda dove veniva fatto seccare
		    in zone ben arieggiate (per
		    esempio
		    nei solai); una volta seccato si separavano i baccelli dai semi sulle aie
		    battendo
		    la massa con il correggiato.
		    Quindi si separava il seme dagli altri residui
		    attraverso l’utilizzo di stacci e dell’arbolo.
		    I fagioli venivano poi conservati in contenitori di vetro (tipo damigiane) con
		    l’aggiunta di pepe e poi consumati come prodotto secco. La cessazione della
		    produzione del sorgo da scope ha provocato, già da diversi anni, anche la scomparsa
		    di questo fagiolo.
		    Del
		    resto
		    la scarsa produttività
		    e il notevole fabbisogno di manodopera hanno
		    contribuito
		    a determinare
		    l’abbandono della coltura e a desistere
		    dal ricercare
		    soluzioni
		    alternative
	      all’uso della saggina come tutore.
Pianta a crescita semideterminata, a maturazione quasi contemporanea. Presenta foglie di colore verde tendenzialmente chiaro; il baccello, inizialmente verde, a maturazione è color crema e raggiunge mediamente lunghezza di 10-12 cm elarghezza di 0,8-1 cm. Il seme è di 0,8-1 x 0,5-0,8 cm, ha forma ovale e colorazione bianca.
 Fagiolo Padulino o Marmino (foto "I fagioli della Lucchesia" Manuale ARSIA)
			Fagiolo Padulino o Marmino (foto "I fagioli della Lucchesia" Manuale ARSIA)
La tecnica è quella tradizionale dei fagioli a crescita determinata.
Se ne producono pochi chilogrammi in orti familiari. Le possibilità di sviluppo per questo fagiolo sono veramente scarse, anche per le sue modeste caratteristiche organolettiche.
Può essere impiegato nei passati per la sua poca resistenza in fase di cottura. Proprio
		    per le sue caratteristiche è interessante
		    utilizzarlo in preparazioni
		    chiuse
		    (cocotte,
		    fagottini di pasta sfoglia ecc.) con l’abbinamento di pesce dal sapore
		    delicato
		    (gamberetti,
		    dadolata di filetto di trota,
		    orata ecc.) o verdure
		    fresche
		    (piselli,
		    carote
		    ecc.). Con questo accorgimento		    è possibile servirsene
		    mantenendo
		    integro
		    il suo sapore.
		    Un esempio può essere
		    la Cocotte
		    di filetto d’orata con
		    fagiolo
		    Padulino.
		    Lessato
		    si consiglia di abbinarlo con oli dalla forte
		    personalità: intensamente
		    fruttati
		    e con note spiccate di amaro
		    e piccante quali per esempio l’olio Toscano
		    IGP
		    delle colline fiorentine. Per condire i passati invece risultano più adatti
		    oli mediamente fruttati e con prevalenti note di dolce.
		    Con le preparazioni suggerite si può accompagnare un vino bianco quale un
	      Verdicchio dei Castelli di Jesi.
Da "I fagioli della Lucchesia" Manuale ARSIA
		    Schede di presentazione delle varietà locali di fagioli
		    Marco Del Pistoia, Mario Macchia, Mauro Quarta, Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini