Esino DOC
Atlante dei prodotti tipici - Vini DOP e IGP

Zona di produzione e storia

La denominazione di origine controllata "Esino", è riservata ai vini bianco, anche nella tipologia frizzante, e rosso, anche nella tipologia novello.

La zona di produzione delle uve per l'ottenimento dei vini atti ad essere designati con la denominazione di origine controllata «Esino», comprende l'intero territorio amministrativo della provincia di Ancona ed il territorio amministrativo compreso nella provincia di Macerata che delimita le zone di produzione del Verdicchio di Matelica e del Verdicchio dei Castelli di Jesi.

Il legame storico tra la vite ed il territorio delimitato come Marca Anconetana inizia con l’arrivo dei monaci benedettini cui fanno seguito i camaldolesi che reintroducono e diffondono la vite ormai da secoli tradizionale.
Sempre ai monaci sono da ricondursi le tecniche viticolo – enologiche, il migliormanto del prodotto e la sua conservazione.
In questo territorio delimitato, come nel resto della Regione, a partire dal medio evo si sviluppa e si definisce il contratto mezzadrile, speciale rapporto tra capitale e lavoro, quale contratto associativo.
La vite, quale pianta colonizzatrice, ha avuto grande parte nel condizionare l’ordinato sviluppo agricolo ed anche sociale verificatosi nel tempo. Piantare una vigna, infatti, è motivo di fissa dimora, è abbandono dello sfruttamento stagionale del terreno e del nomadismo.
Nel territorio e nella Regione è da ritenere che si sia verificato questo processo tanto più accentuato per gli insediamenti diffusi che lo caratterizzano e per la politica fondiaria condizionata dai tanti centri storici presenti nel territorio.
Le superfici vitate erano più presenti tra le piccole aziende poste vicino ai Castelli, chiamate “Corti o Cortine”, meglio esposte per la produzione viticola e più adatte alla sua trasformazione.
Andrea Bacci, il più importante e noto scrittore di enologia del XVI secolo, medico in Serra S. Quirico, poi Archiatra pontificio, autore di trattati tra cui nel 1596 il “De naturale vinorum historia” in sette libri che lo rende più interessante ai nostri giorni, nel sesto libro descrive i vini delle singole zone d’Italia.
Per la Marca di Ancona descrive i vini di Loreto, Sirolo, Numana come sani e conservabili per lungo tempo. Prosegue con i vini delle”tante vigne” dell’Osimano.
Poi Senigallia “ che produce ottimi vini e in abbondanza”.
Per il territorio di Jesi richiama la presenza dell’Abbazia di Chiaravalle e cita “ i nobili coloni si dedicano ad essi con non minore impegno importando i migliori vitigni ed i loro vini gareggiano con i generosi Trebbiani”.
La rassegna termina nel fabrianese con la citazione del “Cerretano” vino di tanta forza che si conserva a lungo più come medicina che come bevanda”.
Da tanta storia, gran parte di essa ha contribuito ad ottenere la denominazione del “ Verdicchio dei Castelli di Jesi” e come denominazione di ricaduta la denominazione “Esino” utile ed anche necessaria per la migliore gestione produttiva e commerciale della prima denominazione.
È sempre nel territorio delimitato per il vino “Esino” che nel XVI secolo si verificò il passaggio dalla vigna all’arboreto cioè, dalla coltura specializzata (vigneto) al seminativo vitato (filari). Ciò consentì ancor più il passaggio del vino da un privilegio di classe ad un genere di largo consumo popolare.
Tale trasformazione fu opera di piccoli proprietari coltivatori, e di vignaioli parzionari, cioè braccianti ovvero immigrati delle coste balcaniche che disposti a stipulare con il proprietario un contratto con l’impegno ad impiantare una vigna, dividevano il prodotto a metà ed a divenire, infine, proprietario del terreno vitato.
Il vignaiolo si impegnava “altresì” ad effettuare tutte le cure colturali e tutti i lavori di trasformazione delle uve consegnando al proprietario alla fine la metà del vino prodotto.
Ne è fede il catasto di Corinaldo del 1532 che consente di affermare che la vigna rappresentava allora, nell’area provinciale, “l’unico modo di coltivare la vite nel solco di un’antica tradizione risalente alla prima età comunale”. In merito il giudice De Crescenzi in Senigallia nel 1269 descriveva le vigne della Marca di Ancona “fatte di piante sorrette da canne e pali” ed anche l’arrivo della piantata bolognese su olmo ed acero poi sviluppatasi in arboreto per le minori cure richieste rispetto alla vigna.

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Vitigni - Grado alcolometrico minimo - Invecchiamento e qualifiche

Base ampelografica
Le uve destinate alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata «Esino», devono essere ottenute da vigneti aventi nell'ambito aziendale la seguente composizione ampelografica:
"Esino" bianco, anche nella tipologia frizzante: Verdicchio minimo 50%.
Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella Regione Marche congiuntamente o disgiuntamente fino ad un massimo del 50% ed iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino, riportati nel disciplinare.
"Esino" rosso: vitigni Sangiovese e Montepulciano da soli o congiuntamente minimo del 60%.
Possono concorrere altri vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella Regione Marche congiuntamente o disgiuntamente fino ad un massimo del 40% ed iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino, riportati nel disciplinare.

I vini a denominazione di origine controllata «Esino» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:

"Esino" bianco:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 14,0 g/l.

"Esino" rosso:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol;
acidità totale minima: 5,0 g/l.;
estratto non riduttore minimo: 18,0 g/l.

"Esino" frizzante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 9,50% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l.
estratto non riduttore minimo:14,0 g/l.

"Esino" novello:
tenore zuccheri residui: massimo 10,0 g/l;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l.
estratto non riduttore minimo: 16,0 g/l.

È facoltà del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali modificare con proprio decreto i limiti dell'acidità totale e dell'estratto non riduttore minimo.

Caratteristiche organolettiche

I vini a denominazione di origine controllata «Esino» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:

"Esino" bianco:
colore: giallo paglierino tenue;
odore: caratteristico intenso;
sapore: asciutto.

"Esino" rosso:
colore: rosso rubino;
odore: caratteristico intenso;
sapore: asciutto.

"Esino" frizzante:
colore: paglierino;
odore: fruttato;
sapore: fresco.

"Esino" novello:
colore: rosso rubino;
odore: fragrante, fine caratteristico;
sapore: asciutto, armonico, vellutato.

In relazione alla eventuale conservazione in recipienti di legno il sapore dei vini può rilevare lieve sentore di legno.

Abbinamenti e temperatura di servizio

Variano a seconda della tipologia di vino.

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