Il veleno
Atlante di Apicoltura - Allevamento delle api

Sostanza prodotta dalle ghiandole velenifere dell’addome ed espulsa con l’aiuto del pungiglione; consiste in un liquido acido, incolore e limpido, di natura colloidale con sapore pungente, amaro, aromatico, solubile in acqua e insolubile in alcool.
Nell’ape operaia la produzione del veleno inizia dopo poco la nascita con un picco di produzione al 15° giorno di età. La puntura di un’ape provoca dolore, gonfiore ed arrossamento ed i cui effetti possono scomparire nel giro di poche ore o al massimo un giorno, in persone allergiche provoca uno shock anafilattico.

Componenti medi:

acqua

70,0 %

sostanza secca*

30,0 %

Fonte: A. Contessi (2010)

* di cui:
  • melittina – sostanza maggiormente tossica    
  • fosfolipasi A – attacca i fosfolipidi  
  • ialuronidasi – enzima responsabile dell’aumento della permeabilità del tessuto connettivo  con conseguente diffusione di altre sostanze tossiche  
  • apaminia – sostanza tossica del sistema nervoso
  • MCD – distrugge le cellule del tessuto connettivo
  • istamina – sostanza che provoca dolore e arrossamento se iniettata nella cute
  • isolecitina
  • acidi: fosforico, formico, palmitico
  • acidi grassi
  • sostanze organiche che agiscono come sensibilizzanti nel provocare fenomeni allergici

Proprietà

E’ stata dimostrata l’efficacia del veleno nella cura di affezioni reumatiche, osteo-articolari e neurologiche periferiche, sono in corso studi riguardo all’azione sul sistema cardio-vascolare, sul sistema nervoso, sugli occhi e sulla pelle. Il metodo di impiego più diffuso consiste nella puntura diretta delle api, naturalmente accertandosi che non sussista ipersensibilità al veleno; ma vi sono altri metodi di somministrazione come iniezione, inalazione, assorbimento sottolinguale, massaggi, ionoforesi ed anche sfruttando gli ultrasuoni. Nei Paesi dell’Est iniziarono i primi studi sull’applicazione del veleno d’api nella medicina umana e infatti esitono numerosi preparati a base di veleno; in Italia invece non viene valorizzata l’apiterapia nella medicina ufficiale e finora sono stati molto scarsi gli studi e le ricerche a riguardo.

Raccolta

Le api vengono sottoposte a scariche elettriche di bassa intensità grazie a un dispositivo posto sul fondo dell’arnia, sentendosi minacciate estroflettono il pungiglione ed emettono il veleno, il quale cristallizza e può essere raccolto tramite raschiatura. Lo strumento che si basa su questo principio è quello ideato da Sommaruga (1978) e consiste in una tavoletta limitata da una cornice di legno duro al cui interno vi è una lastra di vetro ricoperta da una tela di nylon ben teso. Il tessuto sintetico non trattiene il pungiglione ma assorbe il veleno. Fra i due lati della cornice e a contatto con il nylon vengono tesi dei fili di rame collegati a una batteria a 12 volt.

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