L'Aglianico viene coltivato in un territorio che include diversi comuni: Rionero in Vulture, Barile, Rampolla, Ripacandida, Ginestra, Maschito, Forenza, Acerenza, Melfi, Atella, Venosa, Lavello, Palazzo San Gervasio, Banzi, Genzano di Lucania.
Sono ritenuti idonei unicamente i vigneti su terreni collinari di origine vulcanica o comunque di buona costituzione, situati tra i 200 e i 700 metri s.l.m.
L'Aglianico del Vulture (come tutti i vitigni appartenenti all'Aglianico) ha origini molto remote e si ritiene che sia stato introdotto dai greci nel sud Italia tra il VII-VI secolo a.C. Altre fonti storiche che certificano l'antichità di questo vitigno sono costituite dai resti di un torchio dell'età romana ritrovati nella zona di Rionero in Vulture e da una moneta bronzea raffigurante l'agreste divinità di Dionisio, il cui culto fu poi ricondotto a quello di Bacco, coniata nella zona di Venosa nel IV secolo a.C.
Gli antichi romani lo ribattezzarono poi "Vitis Ellenica" e sfruttarono l'Aglianico per produrre il vino Falerno. L'origine del suo nome è incerta, c'è chi sostiene che sia ispirato all'antica città di Elea (Eleanico), sulla costa tirrenica della Lucania, e chi lo considera una semplice storpiatura della parola Ellenico. Una delle testimonianze storico-letterarie sulla storia di questo vitigno sono state lasciate da Orazio, scrittore e poeta latino originario di Venosa che esaltò le bellezze della sua terra e il vino in questione.
Il nome originario (che sia stato Elleanico o Ellenico) fu cambiato nell'attuale Aglianico durante la dominazione aragonese nel corso del XV secolo, a causa della doppia 'l' pronunciata 'gl' nell'uso fonetico spagnolo.
(Disciplinare di produzione)
Aglianico del Vulture superiore DOCG
Grappolo di Aglianico del Vulture (foto www.ssabasilicata.it)
Composizione ampelografica: uve provienti dal vitigno Aglianico del Vulture N. e/o Aglianico N.
Il vino «Aglianico del Vulture Superiore» all'atto dell'immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
titolo alcolometrico: 13,50%;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 26 g/l.
Il vino «Aglianico del Vulture Superiore» Riserva all'atto dell'immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
titolo alcolometrico: 13,50%;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 26 g/l.
Il vino «Aglianico del Vulture Superiore» all'atto dell'immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
colore: rosso rubino intenso tendente al granato;
odore: tipico, gradevole ed intenso;
sapore: secco, giustamente tannico, sapido, persistente; equilibrato con l'invecchiamento, in relazione alla conservazione in recipienti di legno il sapore di vini può rilevare lieve sentore di legno.
Il vino «Aglianico del Vulture Superiore» Riserva all'atto dell'immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
colore: rosso rubino intenso tendente al granato, con l'invecchiamento può assumere riflessi aranciati;
odore: tipico, gradevole ed intenso;
sapore: secco, giustamente tannico, sapido, persistente; equilibrato ed armonico con l'invecchiamento; in relazione alla conservazione in recipienti di legno il sapore di vini può rilevare lieve sentore di legno.
Si accompagna ad arrosti di carni bianche e rosse, pollame, pollame nobile e selvaggina, anche in preparazioni elaborate. La temperatura di servizio è di circa 18°C.