Rinoceronte bianco - Ceratotherium simum - Burchell, 1817
Atlante della Fauna - Mammiferi

Classificazione sistematica

Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Perissodactyla
Sottordine: Ceratomorpha
Famiglia: Rhinocerotidae
Genere: Ceratotherium
Specie: C. simum - Burchell, 1817

Dopo l’Elefante africano (Loxodonta africana) e quello indiano (Elephas maximus), il Rinoceronte bianco o camuso (Ceratotherium simum) è il più grande mammifero terrestre.
Di indole generalmente pacifica, si rivela molto meno aggressivo del Rinoceronte nero (Diceros bicornis), salvo in presenza di predatori come l’uomo, i leoni e le iene, che possono mettere a rischio la loro vita o quella dei cuccioli.
In questi casi, per reagire, si direbbe prendano la rincorsa. Scappano improvvisamente per qualche decina di metri nella direzione opposta al pericolo, si fermano di scatto, e ripartono verso l’obbiettivo con una carica furiosa.
Vivono generalmente in nuclei famigliari più stabili del Rinoceronte nero, costituti da un minimo di 5–6 unità (maschi, madre con prole di varia generazione) a un massimo di 16 individui, quando si uniscono ad altre famiglie con precisi schemi gerarchici.
Anche se non è del tutto provato, pare siano meno promiscui del Diceros bicornis, e come questo vivono in media 50 anni.
Un altro fenomeno, studiato da diversi anni, ma di cui poco si parla, è quello della sovrapposizione degli areali dei rinoceronti e degli elefanti africani, anche se si tratta per lo più di incontri transitori, dato che quest’ultimi sono molto meno stanziali.
Tali incontri possono essere senza esito, quando ognuno ignora l’ altro, o provocare scontri violenti, come spesso accade, se un nucleo di elefanti ( maschio, femmina e prole ) attraversa un areale occupato da un nucleo di Rinoceronti in cui è presente un dominante.
Il violento scontro di questi due colossi delle savane e delle praterie africane, si conclude spesso con la morte del rinoceronte, perché un Loxodonta africana arriva tranquillamente ai 5-6 metri di altezza al garrese con un peso di 6-7 tonnellate !
Alcuni biologi zoologi, come il Dr W Kuhme, studioso dell’etologia degli elefanti, hanno formulato l’ipotesi che, come la sequenza numerica variabile di sventolamento delle orecchie degli elefanti rappresenti non solo un meccanismo per la dispersione del calore corporeo (soprattutto del capo) ma anche un linguaggio con cui esprimono aggressività o riconoscimento del partner e della prole, anche nei rinoceronti accada qualche cosa di simile.
Si pensa, ma non tutti sono d’accordo, che il numero di volte che un rinoceronte abbassa e alza la testa, così come l’uso del corno maggiore per il contatto con la prole, siano precisi codici etologici per uno schema di segnali.
Molto più frammentate appaiono le notizie sulla biologia dei rinoceronti asiatici (India, foreste del Borneo, Sumatra, Isola di Giava) che sono il Rinoceronte a manto peloso (Dicerorhinus sumatrensis), il Rinoceronte di Giava (Rhinoceros sondaicus) e il più grande Rinoceronte Indiano (Rhinoceros unicornis).

Rinoceronte bianco Rinoceronte bianco - Ceratotherium simum (foto http://silvervulpine.deviantart.com)

Rinoceronte bianco (foto www.wildphotons.co.uk)

Zoogeografia

Africa del Sud, Orientale, Occidentale negli stati del Kenya, Zimbabwe, Congo, Camerun.

Habitat-Ecologia

Praterie, savana

Morfofisiologia

Il Rinoceronte bianco raggiunge il peso di 5 tonnellate, per una lunghezza fino a 5 m e un’altezza al Garrese di 2 m.
Presenta un cranio allungato e massiccio con collo corto e robusto. Orecchie piccole lanceolate, occhi laterali piccoli con palpebre. Vista debole (sono miopi), olfatto sviluppato come l’udito, il gusto e il tatto.
Ha il labbro superiore tipicamente quadrato, largo fino a 20-25 cm, che si rivela molto utile per l’alimentazione, dato che gli permette di strappare facilmente i fili d’erba di cui principalmente si nutre.
E utilizzato nella risposta di Flehmen durante l’ accoppiamento da parte del maschio (con un arricciamento verso l’ alto come risposta di ricettività della femmina in estro) e dalle femmine per il riconoscimento del cucciolo partorito, come indicato nella scheda del Diceros bicornis.
La pelle risulta spessa, grinzosa senza particolari pieghe che lo caratterizzino.
Il colore è grigio chiaro e non bianco (anche il Rinoceronte nero del resto è grigio scuro e non nero) come recita il nome, che nasce probabilmente da una errata traduzione nell’ 800 da parte degli Inglesi del nome Boero “wijde” (pronunciato: uàid), che vuole dire dal labbro (superiore) largo, tradotto erroneamente white (bianco).
Il Rinoceronte bianco presenta una coppia di corni diseguali cheratinosi. Quello di dimensioni maggiori, che si trova anteriormente, sopra il labbro superiore, può raggiungere un metro e mezzo di lunghezza !
Anche questa specie leviga quindi i corni su rocce, per cercare di limitarne la crescita. I maschi sono sempre più grandi delle femmine.
Le 2 specie di rinoceronti africani, hanno dentatura eterodonte (tanti tipi di denti a morfologia diversa), con una forte regressione o scomparsa degli incisivi e canini superiori e inferiori. Nelle tre specie asiatiche che hanno sempre dentizione eterodonte, sono presenti sia i canini che gli incisivi nelle 2 arcate mandibolari.

Etologia-Biologia riproduttiva

I maschi hanno un organo genitale, costituito da 2 testicoli interni e un pene completo, rivolti in senso inverso. La femmina è sempre caratterizzata da parti monogemini.
Il piccolo alla nascita può pesare anche 70 kg, impiega a camminare autonomamente un tempo un po’ più lungo dei corrispettivi appartenenti al genere Diceros, circa dopo un paio d’ore di vita post natale. Tendono a suggere latte fino 1-2 anni di età.
La fisiologia del parto e l’anatomia del sistema riproduttivo è equivalente a quella del Diceros bicornis.
I maschi raggiungono la maturità sessuale intorno al quinto anno di vita, le femmine intorno al terzo. Durante il corteggiamento della femmina in estro, che riconoscono assaggiandone l’orina spruzzata, i maschi ingaggiano in presenza di competitori lotte violente. Marcano il territorio con orina e feci, piegando anche arbusti, come segnali ottici.
Tendono a nutrirsi nelle fasce orarie meno calde tramonto, tardo pomeriggio, alba.

Scheda a cura di Giuliano Russini >>>

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