Isola dei Nuraghi Igt
Atlante dei vini - Vini IGT IGP

Zona di produzione e storia

L’Indicazione Geografica Tipica "Isola dei Nuraghi" è riservata ai mosti ed ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione, nelle seguenti tipologie:
- “Isola dei Nuraghi” bianco, anche nelle tipologie frizzante, spumante, da uve stramature, passito;
- “Isola dei Nuraghi” rosso, anche nelle tipologie frizzante, spumante, novello, da uve stramature, passito;
- “Isola dei Nuraghi” rosato, anche nelle tipologie frizzante e spumante.

La zona di produzione delle uve per l’ottenimento dei mosti e dei vini atti ad essere designati con la indicazione geografica tipica “Isola dei Nuraghi” comprende l’intero territorio amministrativo della Regione Sardegna.

Molteplici campagne di scavi condotte in diversi siti archeologici della Sardegna hanno portato alla luce vinaccioli carbonizzati risalenti al 1.300 a.C. che testimoniano la presenza di una affermata cultura enoica in Sardegna anteriore all’ingresso dei Fenici (IX-VIII secolo a.C), ai quali si faceva derivare l’introduzione delle primi viti domestiche nell’isola.
Sono stati ritrovati vari contenitori “da vino” che caratterizzano il repertorio vascolare estremamente ricco ed originale, con le tipiche brocche askoidi e piccoli “askos” in ferro, bronzo e ceramica di pregevole fattura.
Dell’Età Romana imperiale e tardo antica, sono state rinvenute decine di anfore vinarie da trasporto.
A riprova della continuità di coltivazione della vite nella zona per alcuni millenni, è opportuno riportare la voce di un registro delle spese dell’Archivio Vaticano, dei primi anni del ‘600, in cui è menzionato l’acquisto di vino bianco di Telavé del villaggio di Triei.
Nel corso del periodo giudicale (900 – 1400) vennero emanate le prime norme a difesa delle colture agricole, presenti anche nella “Carta de Logu” di Eleonora di Arborea (1392), codice legislativo che rimase in vigore sino al periodo piemontese. L’uso della vite selvatica da parte dei Sardi ci viene confermato dalla stessa Carta de Logu in cui vi sono disposizioni anche contro il commercio dell’uva selvatica. Venditore ed acquirente potevano avere seri problemi: pena pecuniaria e reclusione “a voluntadi nostra”, cioè del re.
Vari toponimi in uso in Sardegna fanno riferimento alla vite, si ritrovano molti sinonimi dialettali di evidente origine latina, come “su laccu” per la vasca di pigiatura e “pastinai sa bingia” nel senso di impiantare un nuovo vigneto.
All’inizio del 1300 in epoca medioevale la Sardegna è sotto il dominio pisano e il Sarrabus e l’Ogliastra vengono individuati dai nuovi dominatori come serbatoi vinicoli.
Sulla quantità, qualità e provenienza dei vini nella capitale del regno tra il tre e il quattrocento le notizie non mancano, i flussi di approvvigionamento delineano due correnti: una dalle campagne verso la città; l’altra di vino navigato introdotto in città attraverso il porto. Le campagne circostanti e le ville più o meno vicine, quando la guerra non infuriava, alimentavano Cagliari di mosto e di vino imbottato, il generico bianco e rosso sardesco.
Qualche secolo più tardi, il BACCI, nel 1596, scrive dell’abitudine dei sardi a produrre vino dalla vite selvatica.
Lo storico Angius, nel XVIII secolo, narra che il “salto di Nurri potrebbe a taluno parere una regione, dove la vite fosse indigena; così essa è sparsa per tutto e con tanta prosperità vegeta porgendo in suo tempo questa spurra, …, grappoli di acini variocolorati e deliziosi. Essa trovasi in tutte le parti arrampicata alle altre piante, e principalmente sulle amenissime sponde de’ rivi.”
Nel 1746 un’ampia relazione storico geografica redatta dall’Intendente Generale del Regno, Francesco Giuseppe de la Perrière conte di Viry dava una particolareggiata descrizione della Sardegna rurale riproponendo l’immagine di una viticoltura capillarmente diffusa in diverse zone dell’isola.
Un capitolo a parte meritano gli studi di biologia molecolare che hanno permesso di stabilire i rapporti genetici di parentela tra la vite domestica (Vitis vinifera L. ssp. sativa) e la sua progenitrice vite selvatica (Vitis vinifera L. ssp. sylvestris), diffusa ancora oggi lungo i corsi d’acqua.
Tratti genetici condivisi (alleli microsatelliti) tra la vite selvatica ed alcune cultivar locali (il Muristellu molto diffuso nel Nuorese) suggeriscono un legame di parentela tra le due sottospecie e supportano l’ipotesi di un centro secondario di domesticazione in Sardegna.
Episodi di domesticazione di vite selvatica da parte di viticultori sono stati individuati dal CRAS (il Centro Regionale Agrario Sperimentale della Regione Sardegna) ora confluito in AGRIS Sardegna (l’Agenzia per la ricerca in agricoltura della Sardegna).
La particolare qualità dei vini della Sardegna è conosciuta da tempo notevole. Dalla fine dell’800 queste particolarità erano state rilevate su basi scientifiche. Il Cettolini, infatti, rileva sia l’elevata densità di impianto per ettaro (7000-7600 ceppi per ettaro, che sono le densità ancora presenti nei vigneti più vecchi e capaci di produrre grandissima qualità) seguita da una ridotta carica di gemme sia “ un fatto importante che venne già altra volta segnalato per le uve del Nuorese si è quella della elevata proporzionalità acidimetrica che accompagna le uve coltivate in posizioni alte”.
La tecnica di coltivazione e le forme di allevamento sono quelle tradizionali della Sardegna; i vigneti vengono allevati ad alberello o impostati a controspalliera e potati a guyot o cordone speronato, mantenendo l’equilibrio vegeto-produttivo della pianta contenendo lo sviluppo delle viti, garantendo quindi produzioni di particolare pregio qualitativo.

Su Nuraxi - Barùmini

Vitigni - Grado alcolometrico minimo - Invecchiamento e qualifiche

Base ampelografica
I vini ad indicazione geografica tipica “Isola dei Nuraghi” bianchi, rossi e rosati devono essere ottenuti da uve provenienti dai vigneti composti, in ambito aziendale, da uno o più vitigni, idonei alla coltivazione nella Regione Sardegna, iscritti nel registro nazionale delle varietà di vite per uve da vino.
I vini ad indicazione geografica tipica “Isola dei Nuraghi” con la specificazione di uno dei vitigni idonei alla coltivazione nella Regione Sardegna, ad esclusione dei vitigni Cannonau, Carignano, Girò, Malvasia, Monica, Moscato, Nasco, Nuragus, Semidano, Vermentino, Vernaccia, è riservata ai vini ottenuti da uve provenienti da vigneti composti, nell'ambito aziendale, per almeno l'85% dai corrispondenti vitigni.
Possono concorrere, da sole o congiuntamente, alla produzione dei mosti e vini sopra indicati, le uve dei vitigni, idonei alla coltivazione nella Regione Sardegna, fino a un massimo del 15%.

I vini a Indicazione Geografica Tipica "Isola dei Nuraghi", accompagnati o meno dal riferimento al nome del vitigno, all'atto dell'immissione al consumo devono le seguenti caratteristiche:

“Isola dei Nuraghi” bianco:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 13 g/l.

“Isola dei Nuraghi” rosso:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 17 g/l.

“Isola dei Nuraghi” rosato:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.

“Isola dei Nuraghi” novello:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 16 g/l.

“Isola dei Nuraghi” bianco frizzante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 13 g/l.

“Isola dei Nuraghi” rosso frizzante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.

“Isola dei Nuraghi” rosato frizzante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.

“Isola dei Nuraghi” spumante bianco:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 4 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.

“Isola dei Nuraghi” spumante rosato:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 4 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.

“Isola dei Nuraghi” spumante rosso:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 4 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.

“Isola dei Nuraghi” da uve stramature bianco:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 15 % vol di cui almeno 12% vol svolti
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.

“Isola dei Nuraghi” da uve stramature rosso:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 15 % vol di cui almeno 12% vol svolti
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 16 g/l.

“Isola dei Nuraghi” passito bianco:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 16 % vol di cui almeno 9 % vol svolti
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.

“Isola dei Nuraghi” passito rosso:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 16 % vol di cui almeno 9 % vol svolti
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 16 g/l.

Caratteristiche organolettiche

I vini a Indicazione Geografica Tipica "Isola dei Nuraghi", accompagnati o meno dal riferimento al nome del vitigno, all'atto dell'immissione al consumo devono le seguenti caratteristiche:

“Isola dei Nuraghi” bianco:
colore: dal bianco carta al giallo ambrato
odore:caratteristico
sapore:dal secco al dolce.

“Isola dei Nuraghi” rosso:
colore: da rosso rubino tenue a rosso granato
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.

“Isola dei Nuraghi” rosato:
colore: dal rosa pallido al rosa carico
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.

“Isola dei Nuraghi” novello:
colore: da rosso con riflessi violacei a rosso rubino
odore: caratteristico
sapore: dal secco all’abboccato.

“Isola dei Nuraghi” bianco frizzante:
colore: dal bianco carta al giallo
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce, frizzante.

“Isola dei Nuraghi” rosso frizzante:
colore: dal rosso rubino tenue al rosso rubino
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce, frizzante.

“Isola dei Nuraghi” rosato frizzante:
colore: dal rosa pallido al rosa carico
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce, frizzante.

“Isola dei Nuraghi” spumante bianco:
spuma: fine, persistente
colore: dal bianco carta al giallo
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.

“Isola dei Nuraghi” spumante rosato:
spuma: fine, persistente
colore: da rosa pallido a rosa carico
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.

“Isola dei Nuraghi” spumante rosso:
spuma: fine, persistente
colore: rosso rubino
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.

“Isola dei Nuraghi” da uve stramature bianco:
colore: dal giallo all’ambrato
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.

“Isola dei Nuraghi” da uve stramature rosso:
colore: dal rosso rubino tenue al rosso granato, tendente all’aranciato con l’invecchiamento
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.

“Isola dei Nuraghi” passito bianco:
colore: dal giallo all’ambrato
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.

“Isola dei Nuraghi” passito rosso:
colore: dal rosso rubino tenue al rosso granato, tendente all’aranciato con l’invecchiamento
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.

I vini a indicazione geografica tipica “Isola dei Nuraghi” con la specificazione del nome del vitigno, all'atto dell'immissione al consumo, oltre alle caratteristiche sopra specificate per i vini del corrispondente colore, devono presentare le caratteristiche organolettiche proprie del vitigno.

Abbinamenti e temperatura di servizio

Variano a seconda della tipologia.

Zootecnia Cani e gatti Coltivazioni erbacee Fruttiferi Coltivazioni forestali Insetti Prodotti tipici Funghi Parchi ed aree protette
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