Riconoscimento UE: 2012 
	      La Denominazione di Origine Protetta è riservata ai frutti provenienti dalle seguenti cultivar della specie ‘Opunzia Ficus Indica’: ‘Surfarina’, detta anche ‘Gialla’ o ‘Nostrale’; ‘Sanguigna’, detta anche ‘Rossa’; ‘Muscaredda’ o ‘Sciannarina’, detta anche ‘Bianca’. È ammessa anche una percentuale non superiore al 5% degli ecotipi locali delle selezioni di ‘Trunzara’.
Tra le caratteristiche distintive del ‘Ficodindia di San Cono’ si ricordano le grandi dimensioni dei frutti, la buccia dai colori intensi e vivi, un profumo molto delicato e un sapore molto dolce. La dolcezza e le dimensioni del frutto, rispetto ad altre zone di produzione siciliane, risultano essere degli importanti parametri distintivi poiché correlati alla tipicità della zona geografica. La zona di produzione del ‘Ficodindia di San Cono’ comprende il territorio posto ad altitudine compresa tra 200 e 600 metri s.l.m., dei Comuni di San Cono (CT), San Michele di Ganzaria (CT), Piazza Armerina (EN e Mazzarino (CL).
Le particolari caratteristiche del ‘Ficodindia di San Cono’ si sviluppano grazie alla perfetta combinazione di fattori ambientali ed umani che caratterizzano la zona di produzione. Infatti, il territorio è dotato di caratteristiche particolari, quali l’altitudine e la conformazione orografica che rappresentano elementi essenziali nella determinazione delle particolari condizioni di intensità e qualità della radiazione luminosa, dell’alternanza dei cicli di bagnatura-asciugatura dell’epicarpo dei frutti e dell’escursione termica giornaliera, soprattutto nel periodo di maturazione dei frutti. 
		   Ficodindia di San Cono DOP
		  Ficodindia di San Cono DOP
Articolo 1.
		    Denominazione
		    La Denominazione di Origine Protetta “ Ficodindia di San Cono” è riservata ai frutti di
		  Ficodindia che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di
		  produzione.
		    Articolo 2.
		    Descrizione del prodotto
		    La denominazione di origine protetta “ Ficodindia di San Cono” è riservata ai frutti
		    provenienti dalle seguenti cultivar della specie “Opunzia Ficus Indica” coltivate nel territorio
		    delimitato all’art.3 del presente disciplinare di produzione:
“Surfarina” o “Nostrale” detta anche Gialla;
“Sanguigna” detta anche Rossa;
“Muscaredda” o “Sciannarina” detta anche Bianca;
E’ ammessa anche una percentuale non superiore al 5% di ecotipi locali. Sono considerati
ecotipi locali le selezioni di “Trunzara” relative alle cultivar Surfarina o Nostrale, Sanguigna e
Muscaredda o Sciannarina.
I frutti di Ficodindia vengono distinti nelle seguenti qualità:
 Qualità A (Agostani) se ottenuti dalla prima fioritura;
 Qualità B (Tardivi o scozzolati) se ottenuti dalla seconda fioritura;
Categorie:
 EXTRA e I così come definite dal Codex Alimentarius
Peso:
 B da 105g a 140g (tolleranza 5%),
 C da 140g a 190 g (tolleranza 5%),
 D da 190 g a 270 g (tolleranza 5%).
I frutti di “Ficodindia di San Cono” all’atto dell’immissione al consumo devono rispondere alle
seguenti caratteristiche :
- grado rifrattometrico non inferiore al 14%.
- durezza della polpa non inferiore a 5 Kg/cm2;
- colore:
1) sfumature dal verde al giallo-arancio per la cultivar Surfarina o Nostrale detta anche Gialla;
2) sfumature dal verde al rosso rubino per la cultivar Sanguigna detta anche rossa;
3) sfumature dal verde al bianco paglierino per la cultivar Muscaredda o Sciannarina detta
anche bianca.
		    Articolo 3.
		    Zona di produzione
		    La zona di produzione del “Ficodindia di San Cono” comprende il territorio posto ad
		    altitudine compresa tra 200 e 600 metri s.l.m., dei seguenti Comuni: San Cono (CT), San Michele
		    di Ganzaria (CT), Piazza Armerina (EN), Mazzarino (CL) i cui territori sono individuati dai confini
	      delle rispettive municipalità.
		    Articolo 4.
		    Prova dell'origine
		    Ogni fase del processo produttivo viene monitorata documentando per ognuna gli input e gli
		    output. In questo modo, e attraverso l’iscrizione in appositi elenchi, gestiti dalla struttura di
		    controllo, delle particelle catastali sulle quali avviene la coltivazione, dei produttori e dei
		    condizionatori, nonché attraverso la denuncia tempestiva alla struttura di controllo dei quantitativi
		    prodotti, è garantita la tracciabilità del prodotto. Tutte le persone, fisiche o giuridiche, iscritte nei
		    relativi elenchi, saranno assoggettate al controllo da parte della struttura di controllo, secondo
	      quanto disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.
		    Articolo 5.
		    Metodo di ottenimento
		    - Preparazione dei terreni –
		    La preparazione del terreno da impiantare consiste nel livellamento del terreno per evitare
		    ristagni idrici; ripperaggio o scasso del terreno; concimazione di fondo con concimi organici, con
		    concimi fosfatici e potassici; impianto a buche o a solchi.
–Impianti
Gli impianti devono essere esclusivamente specializzati con densità di piantagione da 200 a
650 piante per ettaro di superficie coltivata.
Le forme di allevamento sono: a cespuglio – vaso – siepone o altro tipo di forma di
allevamento che possa eventualmente consentire di agevolare le operazioni colturali e la raccolta.
I sesti di impianto sono:
- da metri 5,00 a metri 8,00 tra le file;
- da metri 1,00 a metri 6,00 lungo la fila.
-Tecniche colturali
Le tecniche colturali al terreno non devono danneggiare l’apparato radicale dei ficodindieti
che è molto superficiale.
Sono consentite lavorazioni al terreno quali erpicature – fresature – frangizollature
superficiali e diserbo chimico.
Il diserbo è consentito esclusivamente con il principio attivo “Gliphosate”e con un massimo
di n.2 applicazioni all’anno (una in autunno subito dopo la raccolta ed una in primavera prima della
scozzolatura dei frutti).
La scozzolatura deve essere eseguita nell’arco di tempo che va dal 10 maggio al 30 giugno a
seconda delle condizioni climatiche e della carica dei frutti presenti sulla pianta.
La difesa fitosanitaria dei ficodindieti del comprensorio D.O.P. Ficodindia di San Cono deve
essere effettuata secondo un calendario di lotta guidata e\o integrata secondo i piani regionali.
L’irrigazione viene praticata di norma con un numero di interventi irrigui che varia da un
minimo di 2 ad un massimo di 4 per ogni stagione irrigua. Il loro numero varia in funzione di
diversi fattori, primo fra tutti l’andamento stagionale, la temperatura e le precipitazioni; bisogna
anche tener conto di altri fattori quali l’età delle piante, il tipo di terreno, la quantità di frutti
presenti, l’esposizione e l’altitudine dove si trova il ficodindieto.
- Raccolta -
Le operazioni di raccolta, in relazione all’andamento climatico stagionale, si svolgono dal
20 agosto al 30 settembre per i frutti di prima fioritura (agostani) e dal 10 settembre al 31 dicembre
per i frutti di seconda fioritura (tardivi o scozzolati).
3
I frutti devono essere raccolti con una sottile porzione del cladodo dove sono inseriti;
devono essere integri e senza lesioni evidenti; devono possedere le caratteristiche proprie della
varietà.
La produzione massima consentita da è di q.li 250 di frutti per ettaro di superficie coltivata.
Le operazioni di raccolta vanno iniziate, ad inizio invaiatura dei frutti, dal 20 agosto per i
frutti agostani e dal 10 settembre per i frutti tardivi o scozzolati.
I frutti raccolti devono essere obbligatoriamente sottoposti alla despinazione ed essere
immessi al consumo qualificati come: frutti despinati.
La produzione ed il condizionamento del “Ficodindia di San Cono” devono essere effettuati
necessariamente nella zona delimitata all’art.3 per evitare che il trasporto e le eccessive
manipolazioni possano causare ferite e danneggiamenti ai frutti ed ammaccature della loro buccia
alterando il colore e la lucentezza che li contraddistingue.
		    Articolo 6. 
		    Legame con l'ambiente
		    Le caratteristiche peculiari della denominazione di origine protetta “Fico d’India di San Cono”
		    sono: le grandi dimensioni dei frutti; la buccia caratterizzata dai colori particolarmente intensi e
		    vivi; la particolare dolcezza; la grande fragranza e serbevolezza; il profumo delicato.
		    Il territorio in oggetto è dotato di caratteristiche pedoclimatiche particolari, quali l’altitudine e la
		    conformazione orografica che rappresentano elementi essenziali nella determinazione delle
		    particolari condizioni di intensità e qualità della radiazione luminosa, dell’alternanza dei cicli di
		    bagnatura-asciugatura dell’epicarpo dei frutti e dell’escursione termica giornaliera, soprattutto nel
		    periodo di maturazione dei frutti. L’area interessata alla coltivazione di questo prodotto è
		    caratterizzata da basse e dolci colline intervallate da piccole vallate con terreni per lo più di origine
		    alluvionale, di medio impasto, profondi e freschi e dotati di un ottimo drenaggio naturale e dove la
		    componente sabbiosa è prevalente sulle altre componenti (percentuale di sabbia non inferiore al
		    50%) e con un pH mediamente neutro e sub-alcalino (pH 6.9-8.1). Queste vallate sono totalmente
		    aperte da Est ad Ovest e questo permette la buona irradiazione solare dei terreni e l’incunearsi dei
		    venti provenienti da Est che favoriscono un clima mite soprattutto nel periodo estivo - autunnale,
		    durante il corso della maturazione dei frutti. L’aria calda estivo – autunnale è mitigata, anche nelle
		    ore più calde del giorno, dal regolare alzarsi nella tarda mattinata, di una brezza proveniente da
		    ovest e dal nord-ovest che fa sì che la temperatura non raggiunga mai livelli troppo alti.
		    I fenomeni fisici sopra descritti interagendo con la radiazione luminosa sono responsabili della
		    formazione e dell’evoluzione degli antociani, responsabili del colore dell’epicarpo dei frutti di
		    ficodindia e della loro polpa. A questo si associa l’effetto dell’ escursione termica e delle bagnature
		    notturne che favoriscono l’ingrossamento dei frutti.
		    Inoltre, la presenza degli impianti di coltivazione lungo la fascia altimetrica, combinata
		    all’efficienza nella gestione del fabbisogno idrico dei terreni irrigui operata dai coltivatori locali,
		    permette in quest’area la produzione di fichidindia di peso maggiore e dal contenuto zuccherino più
		    alto rispetto ad impianti di altre zone geografiche site a quote altimetriche inferiori. I terreni, avendo
		    una elevata capacità di trattenere l’umidità per lunghi periodi di tempo, fanno sì che l’umidità si
		    mantenga costante nel terreno e la pianta riesca a concludere il suo ciclo produttivo nelle migliori
		    condizioni possibili senza stress e limitazioni.
		    L’insieme dei fattori ambientali rende esclusivo il rapporto con la qualità del ficodindia di San
		    Cono. Questi peculiari fattori insieme all’attività dell’uomo, alle sue capacità culturali ed alla messa
		    a punto di pratiche di salvaguardia dell’ambiente e della tradizione socio-produttiva (compreso il
		    mantenimento delle tecniche di coltivazione del ficodindia nel rispetto e nella tutela delle vallate e
		    delle colline) contribuiscono a conferire al ficodindia di San Cono caratteristiche riconosciute dalla
		    letteratura tecnico-scientifica e dalla ormai consolidata valorizzazione commerciale. Grazie al forte
		    radicamento della popolazione rurale nell’area di produzione considerata, con tutta la sua
		    tradizionale esperienza, con le sue capacità colturali tramandate da generazione in generazione, con
		    la continua ricerca e messa in atto di tradizionali e specifiche tecniche colturali, si sono determinate
		    le condizioni affinché la coltivazione del ficodindia di San Cono si consolidasse nel tempo, fino ad
		    oggi, come un patrimonio storico-tradizionale e culturale di tutto il territorio oltre che come
		    fondamentale risorsa economica. Grande testimonianza è la tradizionale Sagra del Ficodindia ormai
		    arrivata alla 25° edizione, la quale è un misto di cultura, tradizioni, promozione commerciale ed
		    aggiornamento tecnico – scientifico con i tradizionali convegni che ogni anno si tengono sul
		    ficodindia. Tali risultati sono dovuti al totale coinvolgimento culturale, lavorativo ed economico
		    degli abitanti della zona nel processo produttivo del ficodindia di San Cono, che hanno contribuito a
		    determinare un forte legame del prodotto stesso con l’ambiente ed in particolare, a sviluppare nel
		    corso del tempo, un profondo legame sentimentale tra la popolazione del territorio e il frutto in
		    questione.
		    E’ l’uomo, infatti, che oltre a mantenere inalterate nel tempo le tecniche di coltivazione, sa capire
		    attraverso la sua grande esperienza il momento giusto per effettuare la raccolta. Non effettua infatti
		    una raccolta troppo precoce che abbasserebbe la qualità degli zuccheri presenti e conferirebbe ai
		    frutti quel sapore tipico di cladodo poco gradevole al gusto del consumatore né effettua una raccolta
		    troppo ritardata che determinerebbe un abbassamento delle caratteristiche organolettiche delle
		    bacche conferendo ad esse uno sgradevole sapore di stantio ma raccoglie nel momento perfetto cioè
		    quando i frutti hanno raggiunto i livelli minimi di colorazione della buccia ottimo indicatore dello
		    stadio di maturazione presentando al consumo un prodotto dalla perfetta sapidità e fragranza.
		    Attorno a questa coltura c’è anche tanta storia. Nel 1840 l’agronomo francese De Gasparin
		    visitando la Sicilia descrisse il ficodindia così: “ la manna, la provvidenza della Sicilia, rappresenta
		    ciò che il banano è per i paesi equinoziali e l’albero del pane per le isole del oceano Pacifico…” Il
		    definitivo successo del ficodindia e la sua trasformazione in coltura intensiva nell’areale delimitato
		    all’art.3 risale risalgono alla metà degli anni settanta del XX secolo: Sono gli anni in cui viene
		    rinnovata la tradizione etnea, quella di Santa Margherita Belice, che si sviluppa su nuovi territori ed
		    in cui si afferma in maniera preponderante l’area di San Cono, il cui territorio incuneato tra tre
		    grossi centri :Enna, Caltagirone e Caltanissetta, è oggi la più importante zona di produzione in
		    coltura specializzata esistente e giudicata dagli esperti del settore “capitale della produzione di
		    ficodindia in Italia.”
		    * Il Prof. Filadelfio Basile (Università di Agraria di Catania) nella sua indagine economico-agraria
		    sulla produzione del ficodindia in Italia (1991) rileva che tra le aree importanti per superfici
		    investite e per produzione ottenibile nell’ambito della regione Sicilia : che “(…..) nelle Colline di
		    San Cono, sicuramente la zona più importante quanto a superfici e produzione”.
		    * Il Prof. Oscar Alberghina (Università di Agraria di Catania) ne “San Cono (Catania) : capitale
		    della fichidindicoltura italiana (1988) analizza la situazione della fichidindicoltura italiana
		    conferendo all’areale di San Cono, per importanza e diffusione, la denominazione di “Capitale
		    della produzione di ficodindia in Italia”.
		    * I Professori Barbera G., Inglese P., (Università di agraria di Palermo) ne La coltura del
		    Ficodindia (ed. Edagricole - 1993), ampio ed esauriente trattato sulla coltivazione del ficodindia nel
		    mondo, descrivono San Cono (CT) come il polo produttivo più importante della fichidindicoltura
	      siciliana.
		    Articolo 7.
		    Controlli
		    
		    Il controllo sulla conformità del prodotto al disciplinare è svolto da una struttura di controllo
		    conformemente a quanto stabilito dagli artt.10 e 11 del Reg. CE n.510/06. Tale struttura è l’Autorità
		    l’Organismo di Controllo CHECK FRUIT S.r.l Via C. Boldrini, 24, 40121 Bologna - Tel.
	      051.649.48.36, Fax 051 649.48.13
		    Articolo 8.
		    Etichettatura
		    Il prodotto, lavorato e despinato, va immesso al consumo in imballaggi nuovi di diversa
		    tipologia : cassette di legno, plastica e cartone e vaschette di plastica e cartone.
		    Nelle cassette è consentito l’utilizzo degli alveoli.
		    Le dimensioni delle confezioni consentite sono : Kg.0,500 – Kg.1,00 – Kg.2,00 – Kg.2,500– Kg.3,00 – Kg.3,50 – Kg.5,00 con uno scostamento massimo del 10%.
Le confezioni devono essere sigillate con termo-saldatura o, nel caso delle retine, con punti
metallici in modo da impedire che il contenuto possa essere estratto senza la rottura del contenitore
stesso.
E’ ammessa, secondo le tradizioni, la presenza di frutti delle tre diverse cultivar di
Ficodindia (surfarina o nostrale ogialla – sanguigna o rossa – muscaredda o sciannarina o bianca)
nello stesso contenitore.
Sulle confezioni devono figurare, il logo della denominazione, così come di seguito riportato
e il simbolo comunitario. E’ consentito l’utilizzo, in aggiunta, della scritta “Cactus Pear” e la
dicitura “Fiorone”solo sulle confezioni contenenti frutti di peso compreso tra 105 e 130 g.
Debbono, inoltre, comparire gli elementi atti ad individuare nome, ragione sociale, indirizzo
del confezionatore e peso netto all’origine. E’ facoltativa l’indicazione della data di raccolta del
prodotto.
Il logo identificativo del Ficodindia di San Cono è rappresentato dalla dicitura D.O.P.
DENOMINAZIONE DI ORIGINE PROTETTA, da tre frutti di ficodindia con corona disposti a
raggiera sopra la Sicilia con cinque stelle e sottostante scritta “Ficodindia di San Cono”.
Gli indici colorimetrici sono i seguenti:
Blu : Pantone Refex Blue
Verde . Pantone 355