Colombi domestici
Atlante delle razze di Colombi o Piccioni

Dal piccione torraiolo, alla moderna classificaione dei colombi domestici

Il colombo torraiolo, chiamato in passato anche “sassaiuolo”, deriva dalla domesticazione del piccione selvatico (Columba Livia) avvenuta nei secoli passati, si distingue da questo per la maggiore variabilità del mantello e per la sua mansuetudine ed adattabilità alla vita con l'uomo.

Gruppo di colombi torraioli Gruppo di colombi torraioli (foto Fabio Zambon)

In passato l'allevamento del colombo torraiolo nelle colombaie d'alto volo (alte torri destinate all'allevamento del colombo), pur essendo un piacere nobiliare, in Italia, Francia e Spagna rappresentava un'importante fonte di guadagno e di nutrimento per il popolo.
Nelle grandi colombaie d’alto volo del mezzogiorno della Francia, albergavano migliaia di questi rustici uccelli, ma durante la rivoluzione francese, i montagnardi (i più radicali tra i rivoluzionari), per odio verso la nobiltà, vollero distruggere tutto quanto era a quella appartenuto, senza curarsi poi della sorte di quelle stesse plebi, che spingevano al saccheggio ed alla devastazione. Infatti i mercati delle vettovaglie di Parigi e degli altri dipartimenti della Francia subirono gravi squilibri.
Un autore francese, il Pelletan narra: << In quei giorni che la tormenta rivoluzionaria imperversava terribile, l’innocente piccione dovè sopportare la pena di falli che non aveva commesso, e quando il conte di Virieu ebbe rinunziato a nome della nobiltà al diritto del colombaio, quella memorabile notte del 4 agosto, il popolo delle campagne desioso di distruggere tutto quanto gli ricordava l'antico vassallaggio, irruppe devastatore nei colombai d’alto volo che gli fornivano annualmente più di due milioni di chilogrammi di carne sana ed a mitissimo prezzo>>.
I colombai furono rasi al suolo e vennero promulgate delle leggi che restrinsero l’allevamento del colombo, dando a questa industria, seppur rimunerativa, un colpo dal quale non si è più ripresa.
Lo spirito rivoluzionario non tardò ad arrivare in Italia e Spagna, invase dagli eserciti del Bonaparte. L’industria dell’allevamento dei colombi, venne quasi del tutto annientata, ma l’Italia centrale fu quella che meno risentì dell'eco delle armi francesi e qui si può dire che rimase intatto l'ultimo baluardo dell’industria colombofila degli italiani.
Fino al 1849 nelle fattorie dei ducati centrali rimasero numerosi i branchi di piccioni torraioli, che rifornivano i mercati estivi di carne sana, squisita ed a poco prezzo. Nell’ex granducato di Toscana i colombi non si pagavano più di un paolo al paio, ( 56 centesimi moneta decim.).
Ma purtroppo anche in Toscana nella seconda metà del 1800 si assistette alla caduta delle colombaie d’alto volo. Le torri che per secoli avevano ospitato i prolifici uccelli rimasero deserte, chiuse o furono destinate ad altri usi.
Così ebbe fine, dopo tanti secoli di lucrosi guadagni, il commercio e l'allevamento dei piccioni d’alto volo in tutta l'Europa mediterranea.
L'improvvisa mancanza della carne di colombo nei mercati, ridusse la benefica concorrenza che per sei mesi dell’anno, determinava la riduzione dei prezzi delle carni vaccine, a notevole svantaggio delle classi meno agiate che vedevano ridotta la loro possibilità di accedere a tali carni.
Dalla selezione del piccione torraiolo, nel corso dei secoli, sono state ricavate numerose tipologie di colombi, dalle quali derivano le attuali razze domestiche.
All'inizio del novecento vennero proposte alcune classificazioni e tra le più complete ritroviamo quella fatta dal presidente della Società Colombofila Fiorentina, Giulio Cesare Giacchetti, che suddivise i colombi domestici in:
Columbae tenuirostratae (piccioni dal becco sottile), dei quali facevano parte il Piccione torraiolo di colombaia di cui si è già ampiamene parlato.
Il Reale da carne, detto anche Mondano dal Bonizzi (non trattasi del Mondano attuale) o Fattore dal Ghigi. Non si trattava di un colombo ben definito, ma di un gruppo nel quale venivano racchiusi tutti i piccioni da carne, volgarmente detti anche “piccioni grossi”, che popolavano le ville e le fattorie. Alcuni però, iniziavano ad assumere connotazioni ben precise e tra questi possiamo ricordare il grosso propriamente detto o di Montauban, il grosso Emiliano o sottobanca di Modena, il grosso di Piacenza o pitone, il grosso di Polonia o agreste maggiore, il grosso Carneau, il grosso calzato di Lucca, il Romagnolo ecc., alcuni dei quali rappresentano i progenitori di alcune delle razze italiane attuali.

Litografie del Grosso Calzato di Lucca e del Colombo Romagnolo Litografie del Grosso Calzato di Lucca e del Colombo Romagnolo (G. Cesare Giacchetti e T. Pascal)

I Volanti, tra i quali ricordiamo il Mantovano. I Mascherati; i Ricciuti, collocati da La Perrè de Roo tra i frisei e chiamati da lui frisei di Milano. Ne esistevano due varietà, una a tarso nudo detta d'Italia o di Francia, e l'altra calzata o di Germania.
Columbae canore (piccioni cantori): tra cui ritroviamo i tamburi.
Columbae cucullatae (piccioni monaci): cappuccini e conchiglie.
Columbae pavonidae (piccioni pavoni): pavoncelle
Columbae gallinariae (piccioni galline): gruppo assai numeroso che si componeva di sei razze distinte, ben caratterizzate e da un numero imprecisato di varietà. Le razze in questione erano:
il Tronfo di Aldrovandi, probabile progenitore degli altri del gruppo, chiamato anche gigante di Pisa o di Livorno dai naturalisti inglesi, tra cui Giovanni Moore. Riconosciuto con questo nome per tutto il XVIII secolo, fu successivamente convertito in “piccione pollo (o gallina) romano” da La Perrè de Roo, Lyell e il Baldamus; nome che ha generato non poca confusione per il Romano propriamente detto di più antica origine.
Il Barchetto o triganino modenese, con le sue numerosissime colorazioni.
Il Maltese di cui si conoscevano diverse varietà: il Maltese maggiore, il M. minore o Gallinella e il M. a testa bianca.
Il Gazzo Fiorentino o Gazzo di Firenze, progenitore dell'attuale Fiorentino, il Gazzo Austriaco ed il Coda forcuta.
Columbae collares (piccioni cravattati): comprendenti la maggior parte dei colombi cravattati, tra cui il Reggianino o Cravattato d'Italia.
Columbae fortirostratae (piccioni dal becco forte): gruppo molto numeroso nel quale venivano inseriti il Damasceno o Nano di Gerusalemme, il Dragone, il gruppo dei bagadesi e dei barbi, tra i quali possiamo ricordare il Polacco della Duchessa Maria Amalia di Parma; il Calabrese, una varietà del piccione Turco, presente come vera e propria sottorazza diffusa soprattutto in Toscana. Inoltre tra i piccioni a becco forte c'erano anche vari messaggeri come il Messaggero di Beyrouth, il Messaggero di Bassorah ed il Colombo Messaggero d'Europa con le sue diverse tipologie: tipi belgi, tipo olandese, tipo inglese, tipo irlandese, tipo francese ed i tipi italiani chiamati: Colombo parmense piccolo a testa sferica e Colombo parmense grande a testa piatta.
Qui ritroviamo anche il Colombo Romano o di Campania e lo Spagnolo o Gigante di Andalusia, le cui origini risalgono alla Roma imperiale, dove si era creato un vero e proprio culto per questi uccelli e dai quali derivano gli attuali colombi Romani di selezione italiana, spagnola (es: la razza Flamenca) e americana.

Columbae strumosae (piccioni dal gozzo): comprendente tutti i gozzuti ed il colombo Battitore, derivato da un reale calzato e dal piccione Lillese.
Columbae volutantes (piccioni volteggiatori): nei quali venivano inseriti la maggior parte dei colombi oggi definiti come Altovolanti e Capitombolanti.

Questa vecchia classificazione non viene più utilizzata; infatti la maggior parte delle razze di colombi sono oggi raccolte in uno “Standard”, suddiviso in diverse categorie.
Per quello che riguarda lo “Standard Italiano”, esso si suddivide in: colombi “Italiani”, di “Forma”, “Caruncolati”, “Gallina”, “Gozzuti”, di “Colore”, “Tamburi”, di “Struttura”, “Cravattati”, “Altovolanti e Capitombolanti”.

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