Unita' didattica 1
Analisi di gestione mediante indici di bilancio - Economia agraria

Analisi di Gestione - La riclassificazione del bilancio e le analisi elementari

  1. Riclassificazione del bilancio

  2. Riclassificare un bilancio significa raggruppare e sommare le voci dei prospetti contabili rispettando logiche di aggregazione. Questa fase è basilare per una corretta impostazione delle analisi successive in quanto consente da un lato di uniformare i bilanci che hanno diversa forma e contenuto, e dall’altro di evidenziare determinate informazioni semplificando l’opera di lettura ed interpretazione dei risultati contabili.
    Gli schemi di riclassificazione possono essere di diverso tipo a seconda della natura dell’azienda e degli obiettivi che si pone l’analista contabile: per quanto riguarda le aziende agricole comunemente vengono adottate due strutture: lo schema scalare a Valore Aggiunto per il Conto Economico e quello a sezioni divise a liquidità crescente e provenienza delle Fonti per lo Stato Patrimoniale.

  3. Conto Economico

  4. La logica riclassificatoria per il Conto Economico (Fig. 1) è quella basata sulla presentazione di un elenco verticale di voci, in cui partendo dall’alto si inseriscono dapprima i ricavi e poi i costi seguendo un particolare ordine di suddivisione che andiamo a descrivere.
    Il primo aggregato da calcolare nello schema è relativo alla Produzione Lorda Vendibile (PLV) che esprime il valore della produzione potenzialmente destinata alla vendita.
    Dalla PLV vengono detratti i costi variabili direttamente imputabili ai processi produttivi, e le spese generali, al fine di determinare il Valore Aggiunto (VA). Questo aggregato rappresenta un margine lordo che non tiene conto dei costi derivanti dall’uso delle strutture aziendali (costi fissi), né di quelli di manodopera, né di altri oneri e proventi che non sono legati alla produzione di beni e prodotti agricoli.
    Le quote di costi fissi derivanti dal calcolo degli ammortamenti vengono sottratte dal VA per giungere alla definizione dei Prodotto Netto (PN); successivamente si detraggono anche i costi di eventuali salari, stipendi ed oneri previdenziali e sociali e si giunge alla determinazione del Reddito Operativo. (RO). Il RO rappresenta un punto di riferimento basilare in tutte le tecniche di analisi di bilancio, infatti esso consente di fissare un primo livello di redditività aziendale. In particolare permette di individuare la capacità di remunerare tutti i fattori di produzione attraverso le attività tipiche delle aziende agricole. L’azienda può anche sostenere costi o conseguire ricavi che non sono legati direttamente alla tipicità agricola: è il caso degli oneri e dei proventi finanziari che, quando non sono connessi agli aspetti commerciali, sono da considerare non tipici e confluiscono nella gestione finanziaria. Altri fenomeni gestionali che non rientrano nella gestione caratteristica riguardano i proventi (ed i relativi costi) derivanti dalla fornitura di servizi, quali le lavorazioni conto terzi o l’affitto di terreni ed il noleggio di macchinari, ma solo quando queste attività si presentano occasionalmente oppure sono marginali rispetto al complesso aziendale.
    Sono da considerare inoltre quegli aspetti accidentali che possono verificarsi durante la vita di un’azienda, che incidono negativamente sul reddito, come le perdite (per crediti non riscossi, o per furti o calamità naturali), ma anche positivamente, quali premi o contributi in conto capitale. Tutti questi elementi rientrano nella cosiddetta gestione straordinaria che accoglie tutte quelle componenti anomale di gestione, la cui specificazione consente di depurare il risultato economico, isolando i fenomeni considerati sporadici e difficilmente ripetibili.

    Fig. 1 - CONTO ECONOMICO RICLASSIFICATO

    + ricavi di vendita

    + autoconsumi

    + salari in natura

    + anticipazioni colturali e rimanenze finali

    - anticipazioni colturali e rimanenze iniziali

    = PRODUZIONE LORDA VENDIBILE

    - costi delle materie prime

    - spese generali

    = VALORE AGGIUNTO

    - ammortamenti

    = PRODOTTO NETTO

    - salari e stipendi

    - oneri sociali

    = REDDITO OPERATIVO

    + ricavi non caratteristici

    - costi non caratteristici

    + proventi straordinari

    - perdite

    + interessi attivi

    - interessi passivi

    - imposte e tasse

    = REDDITO NETTO


    Infine, come ultima voce, si considerano le imposte e le tasse, componente negativa finale prima della determinazione del Reddito Netto (RN). Questo rappresenta l’estrema sintesi della gestione economica aziendale e corrisponde, in termini contabili, all’utile o alla perdita di esercizio a seconda che assuma valore positivo o negativo. Assieme al RO, costituisce un punto cardine nelle analisi di bilancio, in quanto costituisce una componente di molti degli indicatori comunemente calcolati dagli analisti.

  5. Stato Patrimoniale

  6. Spostiamo ora l’attenzione sugli aspetti finanziari e patrimoniali della gestione che sono sintetizzati nel prospetto dello Stato Patrimoniale. La Fig. 2 mostra uno schema di riclassificazione basato sulla suddivisione delle voci in due sezioni, solitamente poste, per comodità di analisi, una sotto l’altra. In esse sono riprese ed opportunamente aggregate le voci nell’Attivo e nel Passivo del prospetto di bilancio, ma poiché sono organizzate secondo criteri particolari, le sezioni prendono il nome rispettivamente di Impieghi Finanziari e Fonti di Finanziamento. Nella prima sono inserite tutte le voci di bilancio che indicano il valore degli investimenti aziendali e della disponibilità di crediti e di denaro. Queste vengono presentate secondo un Criterio di Liquidità Crescente, ovvero in relazione alla possibilità di convertire, in tempi brevi, il valore inscritto a bilancio in denaro liquido. Questo criterio fa sì che alla sommità dell’elenco vengano poste le voci relative al cosiddetto Capitale Fondiario in quanto si ritiene che queste siano monetizzabili difficilmente e comunque in tempi relativamente lunghi. Per quello che riguarda il valore degli impianti (che con termine specifico si definiscono Immobilizzazioni Tecniche), nello schema riclassificato si riporta il loro Valore Netto, detraendo quindi, quando esiste, il relativo fondo di ammortamento; questo accorgimento andrà in seguito adottato anche per la riclassificazione delle macchine e delle attrezzature. Il Capitale Fondiario va a confluire nel Capitale Fisso aziendale, che consiste in quella parte di risorse finanziarie considerate strutturali per l’azienda. Il Capitale Agrario è la successiva voce nell’elenco e contiene il valore netto delle macchine e delle attrezzature, nonché il valore del Capitale Bestiame, delle scorte di magazzino (materie prime e prodotti) ed infine delle anticipazioni colturali.
    Anche una quota del Capitale Agrario va a costituire il capitale fisso aziendale, e più precisamente la parte che contiene il valore netto delle macchine e delle attrezzature, il valore del capitale bestiame ed una parte di scorte ritenuta essenziale per il normale funzionamento dell’azienda (scorte minime). La definizione di questa quota di scorte non è agevole in quanto è strettamente connessa all’indirizzo produttivo ed all’accesso al mercato dei fattori e dei prodotti, per cui alle volte, per semplicità, essa non viene calcolata e tutte le scorte assieme alle anticipazioni colturali vengono fatte confluire nelle cosiddette disponibilità finanziarie ovvero valori monetizzabili in tempi ragionevolmente brevi (comunque inferiori all’anno).
    Proseguendo il percorso, incontriamo i crediti che rappresentano una forma di denaro non immediatamente disponibile ma che lo sarà certamente (o almeno si spera) in un certo arco di tempo: per questo i crediti vanno a costituire quella che si definisce la liquidità differita. Infine in fondo all’elenco abbiamo il denaro vero e proprio che solitamente viene mostrato con i conti della Cassa e della Banca. Il suo ammontare costituisce la liquidità immediata.
    Contrapposto al Capitale Fisso, che, come già detto, contiene il valore del Capitale Fondiario e parte di quello agrario, viene identificato anche il Capitale Circolante aziendale che accoglie tutte le altre voci (disponibilità, liquidità differita ed immediata).

    Fig. 2 - LO STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO

    IMPIEGHI FINANZIARI

    CAPITALE FISSO

    CAPITALE FONDIARIO

     

    Terreni

     

    Impianti e fabbricati rurali

     

    Piantagioni

     

    CAPITALE AGRARIO

     

    Macchine e attrezzature

     

    Capitale bestiame

     

    CAPITALE CIRCOLANTE

    DISPONIBILITA' FINANZIARIE

     

    Rimanenze finali

     

    Anticipazioni colturali finali

     

    LIQUIDITà differite

     

    Crediti

     

    Portafoglio agricolo

     

    Liquidità immediate

     

    Banca c/c

     

    Cassa

     

    FONTI DI FINANZIAMENTO

    CAPITALE DI TERZI

    Passività correnti

     

    Debiti a breve termine

     

    Fornitori

     

    Passività consolidate

     

    Debiti a medio e lungo termine

     

    Mutui

     

    MEZZI PROPRI

     

    Capitale netto

     

    Utile di esercizio


    Per quanto riguarda la sezione Fonti di finanziamento, i criteri di aggregazione si riferiscono alla permanenza delle risorse finanziarie in azienda ed alla loro provenienza. La prima distinzione è relativa al periodo di tempo entro il quale si è tenuti alla restituzione delle risorse. Si distingue in questo caso il breve periodo (entro l’anno) e il medio e lungo periodo (oltre l’anno). Nel breve periodo l’azienda attinge risorse finanziarie dall’esterno attraverso i debiti commerciali o di funzionamento (es. fornitori), mentre nel lungo vi possono essere sia debiti nei confronti di banche o altri soggetti (es. mutui), sia risorse messe a disposizione dallo stesso imprenditore (Capitale Netto) o dai soci nel caso di una società o di una cooperativa (Capitale Sociale), od infine dalla stessa azienda destinando gli utili all’Autofinanziamento. L’aggregato delle fonti finanziarie a disposizione nel breve periodo è anche chiamato Passività Correnti. Ad esso si contrappongono le Passività Consolidate. Per quanto riguarda la provenienza, se le risorse finanziarie sono messe a disposizione dal soggetto economico che governa l’impresa (l’imprenditore o i soci) prendono il nome di   mezzi propri, altrimenti sono denominate fonti di terzi. Altri aggregati comunemente utilizzati nell’analisi di bilancio riguardano: il Capitale Circolante Netto, il Margine di Struttura, il Capitale Investito.

  7. Analisi per componenti

  8. gli schemi di riclassificazione presentati facilitano notevolmente la lettura dei bilanci, ma possono essere resi ancora più incisivi se ai valori assoluti si affianca una colonna di valori percentuali.
    Questo semplice accorgimento consente di avere un’immagine dei fenomeni gestionali che non è influenzata né dalle dimensioni aziendali, né dal potere di acquisto della moneta. Sono così possibili sia comparazioni nello spazio (con altre imprese), che nel tempo (con la stessa impresa negli anni precedenti).
    In particolare per quanto riguarda il Conto Economico, possono essere calcolate le percentuali dei valori riclassificati ponendo al denominatore la PLV (PLV = 100). Così facendo è possibile esprimere dei giudizi sull’incidenza delle varie componenti di costo, identificando quelle che appaiono anomale rispetto alle aspettative o nei confronti di aziende similari. Inoltre l’analisi delle componenti consente di evidenziare le tendenze di fondo anche in presenza di modificazioni strutturali aziendali che provocano un innalzamento (o un abbassamento) generalizzato dei valori economici, quali ad esempio la messa a coltura di nuova superficie (Fig. 3).

    Fig. 3 - Un esempio di rappresentazione grafica delle componenti del Conto Economico

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    Con riferimento allo schema di riclassificazione dello Stato Patrimoniale, la percentualizzazione viene solitamente effettuata ponendo come riferimento il totale degli Impieghi (o delle Fonti, che è la stessa cosa). Alle volte, quando si conduce una analisi temporale, si pone uguale a 100 il totale degli impieghi dell’anno iniziale.
    I valori così calcolati consentono di evidenziare la composizione interna degli Impieghi finanziari e delle Fonti di Finanziamento rispetto agli investimenti effettuati; tale analisi può essere ulteriormente facilitata predisponendo una rappresentazione grafica del tipo mostrato in Fig. 4.

    Fig. 4 - La rappresentazione grafica delle componenti dello Stato Patrimoniale

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    L’analisi delle componenti del Conto Economico e dello Stato Patrimoniale rappresenta solo un primo gradino nella scala dell’analisi di bilancio, in quanto non è in grado di fornire un quadro di riferimento complessivo sulla gestione aziendale. È necessario quindi procedere ad un ampliamento dell’orizzonte di analisi introducendo informazioni che non derivano direttamente dalla lettura dei bilanci ma che sono strettamente connesse con i risultati gestionali. Ci si riferisce in particolare ad indicazioni di carattere fisico sulla disponibilità di risorse presso l’azienda (terra, manodopera, ecc.), che formulate sotto forma di indici forniscono un profilo strutturale aziendale.

  9. Parametri tecnici

L’analisi di bilancio non può limitarsi quindi ai soli valori presenti nei prospetti contabili ma deve abbracciare la totalità dell'azienda considerando le risorse a disposizione in termini anche fisici e non solo monetari. I parametri tecnici sono calcolati per conoscere, attraverso opportuni rapporti tra le quantità dei fattori di produzione, le caratteristiche tecniche dell’impresa ed i livelli di intensivizzazione. Per il reperimento di queste informazioni si può attingere dalla relazione al bilancio (se vi sono obblighi contabili) o più semplicemente intervistare il conduttore.
Queste indicazioni possono essere combinate e rapportate tra loro per formare dei parametri tecnici, di cui un quadro esemplificativo è mostrato in Fig. 5.

Fig. 5 - I parametri tecnici

  1. SAU/UL

  1. CV/UL

  1. KT/UL

  1. UBA/UL

  1. K/UL

  1. M/SAU

  1. SAF/SAU


I principali parametri utilizzati riguardano la disponibilità di terra, di lavoro, di macchine e di bestiame. Per quanto riguarda il lavoro e il bestiame in agricoltura vengono adottate delle particolari unità di misura che sono rispettivamente le Unità di Lavoro (UL) e le Unità Bovine Adulte (UBA).

Ecco di seguito una descrizione dei parametri proposti nello schema di Fig. 5.

  1. SAU/UL (rapporto fra la Superficie Agricola Utilizzata e le Unità di Lavoro): misura la quantità di terra coltivata a disposizione per ogni lavoratore a tempo pieno. Il valore deve essere interpretato, tenendo conto dell’indirizzo produttivo e della qualità della terra a disposizione, comparando tra loro aziende simili. Esso è una misura dell’intensività di uso relativa del fattore terra.

  2. CV/UL (cavalli vapore per unità di lavoro): è un indice analogo al precedente che misura il grado di meccanizzazione aziendale in termini di potenza disponibile. Non di rado si evidenzia come nelle aziende agricole sia presente una eccessiva meccanizzazione.

  3. KT/UL (Capitale tecnico per addetto): a differenza del precedente rapporto viene considerato al numeratore il valore del parco macchine aziendale al netto delle relative quote di ammortamento. Questo consente di esprimere valutazioni anche sul grado di obsolescenza delle attrezzature oltre che sull’intensità di utilizzo.

  4. UBA/UL (Unità bovini adulti per addetto): per le aziende con allevamenti è utile identificare il grado di intensivizzazione zootecnica rispetto al lavoro. Il livello dell’indice consente di esprimere giudizi sul tipo di allevamento a seconda che sia industriale, tradizionale, allo stato brado o in batteria.

  5. K/UL (Capitale agrario per unità di lavoro): questo parametro è simile a KT/UL ma include al numeratore il valore del bestiame, delle scorte e delle anticipazioni colturali, offrendo una misura degli investimenti aziendali non legati al possesso dei terreni.

  6. M/SAU (Miglioramenti fondiari per ettaro): esprime il valore di tutte quelle opere, spesso condotte in economia, destinate a valorizzare il capitale fondiario (es. opere di drenaggio, recinzioni, laghetti per irrigazione, ecc.), e fornisce un indice della "dinamicità" aziendale intesa come volontà di migliorare le proprie dotazioni strutturali. Attenzione però a valutare questo rapporto in quanto rientrano nella categoria miglioramenti fondiari anche le lavorazioni di reimpianto (frutteti, vite, olivo, ecc.) legate a cicli biologici e non a strategie aziendali.

  7. SAF/SAU (Quota della superficie destinata all’alimentazione animale): indica la quota di superficie investita in produzioni vegetali destinate ai processi produttivi zootecnici (foraggi e cereali), rispetto alla SAU. Questo valore fornisce due indicazioni: la prima relativa all’importanza che riveste il settore zootecnico nell’azienda analizzata; la seconda ci dice quanta parte di superficie sarebbe disponibile se si decidesse di abbandonare le attività zootecniche o di acquistare il mangime piuttosto che produrlo.

Oltre ai parametri tecnici qui proposti, si possono formulare tantissimi altri rapporti in relazione alle specificità delle aziende da analizzare ed al grado di analiticità che si vuole raggiungere. Ad esempio è consigliato il calcolo dei parametri dal 2 al 5 ponendo al denominatore la SAU al posto delle UL in modo da poter esprimere valutazioni rispetto, oltre che al lavoro, anche al fattore terra

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