Botanica agraria - Foglie trasformate
Atlante di Botanica

Le foglie trasformate

In molte specie di piante le foglie portano a destra e a sinistra della base del picciolo o della lamina due estroflessioni di grandezza e forma variabile dette stipole (le stipole possono a loro volta essere trasformate in spine come avviene per la Robinia ). Viticci, petali, sepali e stami sono foglie che hanno subito profonde trasformazioni.

Foglie trasformate Foglie trasformate

Viticci
Alcune specie rampicanti possiedono foglie modificate, dette viticci (o cirri), per svolgere la funzione di sostegno. Differentemente dalla foglie che presentano accrescimento limitato (a sviluppo ultimato arrestano la loro crescita), i viticci presentano accrescimento indefinito (posseggono meristemi ad attività illimitata). Il termine viticcio non si riferisce esclusivamente a foglie modificate: in specie quali la vite da uva e la vite americana i viticci non si sono originati dalle foglie, ma bensì dai rami.

Spine
Molte specie di ambienti aridi posseggono foglie non fotosintetizzanti, con funzione di difesa meccanica, dette spine; la funzione fotosintetica è affidata al fusto, che si presenta, per questo, di colore verde. Il fusto assolve, in queste specie, anche alla funzione di organo per la conservazione dell’acqua; le piante che hanno tessuti specializzati per questa funzione sono definite succulente. In assenza di un’adeguata difesa meccanica, nell’ambiente in cui esse vivono, dove acqua e cibo sono scarsissimi, queste piante sarebbero divorate dagli erbivori.
Strutture simili alle spine, ma con diversa origine evolutiva, sono gli aculei e le emergenze: i primi sono rami modificati mentre le seconde sono protuberanze della corteccia.

Perule
La dormienza delle gemme è di primaria importanza per la sopravvivenza delle piante perenni di climi caratterizzati da una stagione sfavorevole (rappresentata, nei climi temperati, dall’inverno). La gemma dormiente è un germoglio allo stato embrionale costituito da un meristema apicale, una serie di nodi e internodi non ancora allungati, varie foglie rudimentali, primordi fogliari e delle foglie modificate, dette perule (o squame delle gemme) che avvolgono il tutto. La perule fungono da isolanti termici e contribuiscono a prevenire l’essiccamento, nonché a ridurre la penetrazione dell’acqua e la circolazione di ossigeno nella gemma. Poiché la principale funzione delle perule è quella di protezione, esse non sono foto sinteticamente attive, hanno un picciolo breve o del tutto assente, sono molto rigide con consistenza frequentemente coriacea e ricche, soprattutto sulla faccia esposta all’atmosfera, in sostanze idrofobe (suberina, resine e cere).

Foglie con funzione di riserva di nutrienti
Nel bulbo di alcune specie biennali, come la cipolla, le foglie carnose assumono la funzione di organi di riserva. Queste foglie modificate, dette catafilli, accumulano carboidrati, utilizzati all’atto della ripresa vegetativa alla fine della stagione invernale.

Foglie succulente
In molte piante succulente la funzione di conservazione dell’acqua è affidata alle foglie. La più evidente modificazione morfologica delle foglie succulente è data dall’aumento dello spessore, che comporta una forte riduzione del rapporto superficie/volume e conseguentemente una minore perdita di acqua per traspirazione. Questo causa, però, una diminuzione nella quantità di anidride carbonica assorbita dalla foglia; inoltre, solo gli strati di parenchima più prossimi alla superficie fogliare sono raggiunti dalla luce e quindi fotosinteticamente attivi, mentre quelli profondi espletano esclusivamente la funzione di riserva idrica. È, quindi, evidente che il risparmio idrico avviene a spese dell’attività fotosintetica.

Foglie delle piante insettivore
Le piante insettivore integrano la loro “dieta” (costituita da acqua, sali minerali e sostanze organiche assorbite tramite le radici) con animali, catturati e digeriti tramite speciali foglie modificate. I luoghi in cui queste piante vivono (paludi, rocce nude, tronchi di altre piante, ambienti sommersi), sono poveri di sostanze azotate, che le piante carnivore possono procurarsi digerendo le prede.


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