La parabola dell'Istruzione Agraria
Libro Bianco sull'Istruzione Agraria - Giuseppe Murolo

Le razionali assurdità

Con il decollo degli anni '90 i primi risultati del processo di razionalizzazione, come eufemisticamente venne definito l'accorpamento di scuole, fece registrare le prime scomparse.
L'Istituto professionale di Monteroberto di Iesi, l'unico delle Marche, venne aggregato, poi riaggregato dopo una disaggregazione, a guisa di chi viene ricoverato per aspettare in pace la fine dei suoi giorni: l'istituto di Cuneo divenne aggregazione di Alba, Rosignano Monferrato fu unito ad un istituto Commerciale, poi fu la volta di Foggia, di Ariano Irpino, di Bari e Gioia del Colle, di L'Aquila, di Teramo, di Lanciano, di Catania, di Caltagirone, di Asti.
Il caso di Lanciano appare emblematico: istituto denominato Abruzzo Meridionale, era costituito dalle Scuole di Lanciano, Paglieta, Cepagatti ed ultimamente Teramo. Rappresentava un'entità organica, funzionale per una zona nella quale si attiva una agricoltura difficile, bisognevole di innovazione ed adattamenti. Con la politica disgregativa attivata è stato completamente smembrato. Una scuola per sostenere, attraverso "i numeri", un liceo, un'altra per puntellare un istituto di altro tipo: progressivamente svuotato, pur con attrezzature e strutture molto costose, alcune delle quali nuovissime, utili all'intero collettivo e sproporzionate per una singola scuola, ha pagato un tributo onerosissimo - ma in effetti è la società che ha pagato - alla idea di raggruppamenti polivalenti utili solo per giustificare una "dirigenza" a presidi di scuole ritenute, da una mentalità mummificata, più importanti e più prestigiose.
Infatti la scuola, nella convinzione di molti burocrati e tanti politici, è il liceo. Lo hanno frequentato essi stessi, lo frequentano i loro figli, sicché il modello di riferimento, allorché si agitano problemi di istruzione, è quello: aule confortevoli, insegnanti preparati - si spera -, alunni spesso vestiti male, secondo la moda, ma in grado di far valere certe idee, capaci di dialogare - non più in latino perché non serve a niente - e così via: una comoda palestra, insomma, per raggiungere l'università.
Le altre scuole? Tanto meno valide o importanti quanto più si distaccano dal modello del liceo. E siccome, si sostiene, il liceo è formativo, ogni tanto si tira fuori la licealizzazione.
Tale convinzione è divenuta sempre più radicata, anche perché il ruolo degli esperti di pedagogia, didattica, docimologia è cresciuto sempre di più, sino a raggiungere il potere previsto dalla legge n. 470 del 1996: solo certi istituti universitari potranno formare i futuri docenti, qualsiasi disciplina dovranno poi professare.
Il concetto di "razionalizzazione", vale a dire di accorpamenti intesi a creare entità scolastiche con maggior numero di allievi, affidate ad un unico Manager dirigente di un istituto secondario di 2° grado indeterminato, parte da questa convinzione: così come accorpare due licei non comporta problemi particolari, accorpare un liceo ad un istituto tecnico, un istituto magistrale con un istituto professionale non comporterà per il manager alcun problema, giacché le regole di gestione sono uniche.
A tale contesto si aggiunge un mito: l'autonomia.
Con essa, potendo ogni istituto fare ciò che ritiene più adatto ai propri obiettivi, nel rispetto di poche e sempre più vaghe regole "centrali", i problemi si risolvono in loco.
Chi perde qualcosa o tutto in tali concezioni?
Gli istituti, le scuole e le sezioni staccate accorpate a scuole di altro tipo.
Meno numerose, con ridotte rappresentanze negli organi collegiali che decidono, subiscono imposizioni senza poter far valere l'importanza di certe indicazioni di scelte, di necessità specifiche: è diffusa ancora la cultura del "vile meccanico".
E così, progressivamente, gli accorpati, di cui nemmeno le direzioni generali riescono a seguire gli spostamenti, diventano "desaparesidos", senza che nessuno chieda conto del perché ciò si verifichi.
Le tantissime diversità, strutturali, amministrative, operative fra i tipi di istruzione spariscono per incanto; i numerosissimi aggiornamenti cui i presidi dell'ordine tecnico e professionale si sono assoggettati per meglio gestire le complesse scelte e le tanto complicate procedure appaiono improvvisamente inutili. Vi sarà il manager e tanto basti.
Esperienze prolungate nel tempo, giacché durate circa settant'anni, verificate sull'intero ambito nazionale, hanno reso evidente che il coordinamento unitario delle finalità e delle corrispondenze fra laboratori ed aziende agrarie riesce significativo se a coordinarle è il capo d'istituto. Le deleghe, i comitati di gestione, le responsabilità diluite hanno costantemente fornito risultati deludenti che corrispondono insufficienti esperienze per gli allievi. Ma se il capo d'istituto è incompetente?
Potremo fornire dati analitici relativi al coordinamento del solo preside, che pure operando con gli stessi collaboratori ed addetti, ha portato variazioni positive nei bilanci aziendali di 40-50 milioni annui, rispetto al precedente collega: ciò significa non solo che ,l'azienda ha funzionato meglio, ma che gli esempi didattici e le esperienze fornite, a livello di gestione veramente manageriale, hanno consentito agli allievi occasioni di riflessione e di critica molto più significative di tanti generici stages e di tante vagheggiate e sopravvalutate integrazioni scuola-territorio.
Il riavvicinamento fra scuole e imprese è una priorità che deve coinvolgere principalmente le parti sociali, dice il rapporto Delors (1993) su istruzione e formazione. Lo sviluppo della cooperazione fra istituti d'istruzione ed imprese, è stato ribadito di recente, è un metodo di formazione adatto a tutti i livelli di qualificazione.
Dovremo spiegare le modalità con cui si potrebbero svolgere i rapporti fra scuole ed impresa allorché il manager scolastico è del tutto ignaro dei problemi del settore, per capire come a volte si pongono le condizioni per far sfigurare la scuola, per renderla balbettante ed inesperta mentre possiede risorse, esperienze e mezzi tecnici, a volte per discutere alla pari con le aziende, altre volte per consigliare le aziende su come aggiornarsi.
Esistono istituti agrari con aziende non virtuali, strutture d'avanguardia, organizzazione efficiente, che hanno rappresentato e rappresentano esempi sui quali le locali attività agricole traguardano per acquisire innovazioni. Tutto ciò viene sacrificato a principi vaghi, mal definiti, soprattutto ispirati a concezioni generiche dalle quali esperienze concrete, perseguite da oltre cento anni in qualche vecchia istituzione, sono escluse per cattiva volontà o per ingiustificabile ignoranza.
Si parla a tutti i livelli di miglioramento della qualità dell'offerta formativa, ma molto spesso sono i numeri, cioè la quantità, a decidere sugli accorpamenti.

Istituti agrari in Italia
(sono compresi anche gli Istituti legalmente riconosciuti)

Per l'istruzione professionale neppure i numeri sono bastati: si è allora inventata la separabilità delle scuole coordinate, pur essendo unico il collegio dei docenti, unico il Consiglio di istituto, strettamente collegati i sussidi strutturali che rendono significativo il discorso didattico pratico. Nel 1992 esistevano 79 ITA con 111 sezioni staccate, 2 ITA provinciali (Andria, S. Michele all'Adige), 2 ITA l.r. e 80 IPAG con 136 Scuole coordinate.
Le scuole coordinate collegate con gli istituti originari sono diminuite del 63%.
Considerando insieme i tre tipi di scuole, si può rilevare come fino al 1950 il totale oscillava intorno alle 70 entità; dalla metà degli anni '50 alla metà degli anni '80 il numero si è più che raddoppiato.
All'inizio degli anni '90 erano circa 160 gli istituti, circa 350 gli insediamenti, questi ultimi rilevati conteggiando le scuole coordinate.
Dagli anni '90 alla fine dell'attuale decennio gli ITA di Palmi, Fabriano, Lecce, Rossano, Lavello hanno perso l'autonomia.
Per gli IPAG: Ariano Irpino, Cremona, Cuneo, Lodi, Solcio di Lesa, Pozzuoli del F., Bari, Lanciano, Monteroberto, Imola, L'Aquila, Teramo, Trecenta, Fidenza, Sassari, Foggia, Garaguso, Catania, Caltagirone, Modica, Lentini, Rosolini.
Quest'ultimo elenco comprende solo gli istituti, ma il numero delle coordinate "desapareside" è assai più elevato e raggiunge il 60% di quelle esistenti.

da CERERE - Rassegna di problemi tecnici e didattici per l'indirizzo agrario dell'Istruzione Secondaria
Quadrimestrale - Anno XII N. 27 Gennaio - Aprile 1999 - ITAS "Basile - Caramia" LOCOROTONDO (BA)

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