Triticale - x Triticosecale Wittmack
Atlante delle coltivazioni erbacee - Cereali

Classe: Monocotyledones
Ordine: Glumiflorae
Famiglia: Graminaceae (Gramineae o Poaceae)
Ibrido ottenuto incrociando Segale e Frumento (x Triticosecale Wittmack)

Origine e diffusione

I primi ibridi tra frumento e segale furono ottenuti nella seconda metà dell'Ottocento. Con la scoperta della colchicina (1930), in grado di duplicare il patrimonio cromosomico, si ottennero i primi triticali esaploidi fertili. Questa coltura è oggi diffusa in molti Paesi: in quelli dell'Est europeo vi è maggiore attenzione per i triticali più simili alla segale, mentre nelle Americhe e altri verso triticali più simili al frumento. In Italia le prime varietà furono ottenute ai primi del Novecento. I maggiori produttori in Europa sono Francia e Germania; in Italia la superficie destinata a questa coltura è di poche migliaia di ettari. A livello mondiale i maggiori produttori sono Russia, Stati Uniti e Australia.
La classificazione botanica del Triticale è controversa. In base alle diverse forme di ploidia, distinguiamo: triticali tetraploidi, triticali esaploidi, triticali ottoploidi, triticali decaploidi.
In funzione dei genitori che entrano nella costituzione dell'ibrido e del metodo di costituzione, distinguiamo:
- triticali primari: ottenuti dalla duplicazione del genoma dopo l'ibridazione frumento x segale;
- triticali secondari: derivati da incrocio tra forme esaploidi ed ottoploidi; sono generalmente esaploidi;
- triticali ricombinati: derivati da incrocio tra diverse linee di triticale a diverso grado di ploidia (es. incrocio tra esaploidi o ottoploidi);
- triticali sostitutivi: derivati da incrocio tra frumenti esaploidi e triticali primari;
- triticali sostitutivi secondari: derivati da incrocio tra frumenti esaploidi e triticali secondari.

Cariossidi di Triticale (x Triticosecale Wittmack) Cariossidi di Triticale (x Triticosecale Wittmack) (foto www.ense.it)

Caratteri botanici

I triticali presentano notevole variabilità morfologica tra le diverse forme. L'apparato radicale è costituito in media da 3-5 radici seminali; presenta culmo grosso e vuoto. Le foglie sono larghe e più ricche di stomi rispetto al frumento. Le spighe, a volte con 30 e più spighette, sono di notevoli dimensioni e producono da 60 a 150 cariossidi (peso 1.000 cariossidi da 40 a 50 grammi). Rispetto a frumento e segale, il triticale ha un periodo di vernalizzazione più lungo e uno sviluppo più lento. Pur presentando notevoli variazioni tra le diverse cultivar, presenta una relativamente bassa capacità di accestimento.

Triticale (x Triticosecale Wittmack) Triticale (x Triticosecale Wittmack) (foto www.ruhr-uni-bochum.de)

Esigenze ambientali

Le condizioni climatiche più favorevoli sembrano essere quelle caratterizzate da temperature piuttosto basse ed elevata altitudine. La resistenza al freddo varia in relazione alla varietà ed è inferiore a quella della segale.
Si adatta bene (come la segale) ai terreni sabbiosi e poco fertili; resiste bene alla salinità (meglio dell'orzo). Le esigenze idriche sono inferiori a quelle del frumento e ha una maggiore capacità di sfruttamento dell'acqua presente nel terreno. Risponde meno bene del frumento all'azoto ed è più sensibile all'allettamento.

Varietà

Rispetto agli altri cdereali, selezionati da migliaia di anni, il triticale presenta una minore variabilità genetica e per questo il miglioramento risulta più complesso. Sono circa una decina le varietà iscritte nel Registro nazionale (la più antica è la Mizar).

Tecnica colturale

Nell'avvicendamente segue una coltura miglioratrice. Non necessita di una preparazione del terreno particolarmente accurata. L'epoca di semina varia in funzione dell'ambiente di coltivazione. Nei tipi autunnali è bene seminare precocemente (eccetto per le varietà precoci come Mizar). La semina avviene normalmente a righe distanti 20-30 cm, a circa 5 cm di profondità, impiegando da 100 a 200 kg/ha in funzione della germinabilità, delle dimensioni del seme e della destinazione del prodotto. Le indicazioni sul tipo di concime e sull'epoca di distribuzione sono simili a quelle del frumento. Per quanto riguarda le dosi, in particolare di azoto, bisogna prestare attenzione perchè possono aumentare il fenomeno dell'allettamento.
Pur presentando una buona capacità di competizione nei confronti delle infestanti, risulta conveniente ricorrere al diserbo chimico per ottenere adeguate produzioni.

Raccolta e utilizzazione

Le produzioni unitarie sono molto variabili, da 60 a 100 quintali ad ettaro, superiori a quelle del frumento.
La granella viene impiegata nell'alimentazione zootecnica e umana. Oltre che per la panificazione, la farina di triticale viene impiegata nella fabbricazione di biscotti non lievitati, pancake e per la produzione di malto e birra. La farina di triticale presenta un contenuto proteico inferiore a quella del frumento anche se nella cariosside se ne ritrova un quantitativo superiore. La resa in farina della granella è inferiore rispetto a quella del frumento.
Nel settore zootecnico il triticale può essere utilizzato a maturazione cerosa al posto del mais, nel pascolamento in terreni poveri (presenta buon ricaccio dopo lo sfalcio) e come granella (ovini, suini e volatili).
La paglia è più povera di silice rispetto a quella del frumento e ciò la rende più appetibile per gli animali.

Avversità e parassiti

I parassiti sono comuni a quelli di frumento e segale
Tra le malattie fungine ricordiamo: segale cornuta (Claviceps purpurea), ruggini (Puccinia recondita, Puccinia graminis, Puccinia glumarum), muffa della neve (Fusarium nivale), oidio (Erisyphe graminis), carbone (Ustilago spp.).
Tra gli insetti: afidi (Ropalosiphon maydis, Macrosiphum granarium, Anuraphis maidiradicis), cecidomia del frumento (Contarinia tritici).

da "Coltivazioni erbacee - F. Nasi, R. Lazzarotto, R. Ghisi - LIVIANA

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