Cavoli - Brassica oleracea L.
Atlante delle coltivazioni erbacee - Piante da tubero e orticole

Classe: Dicotyledonae
Ordine: Rhoedales
Famiglia: Cruciferae - Brassicaceae
Tribù: Brassiceae
Specie: Brassica oleracea L.

Origine e diffusione

La maggior parte dei cavoli è originaria del bacino del Mediterraneo e si trova in coltura da tempi molto antichi. Molto coltivati in Italia (specie il Cavolfiore - vedere scheda), hanno un forte consumo sul mercato interno ed alimentano una notevole esportazione.
I cavoli comprendono numerose forme che si classificano, in base ai caratteri delle parti utilizzate della pianta, in:
- Cavolfiore a Cavolo broccolo (Brassica oleracea var. botrytis L.) vedere scheda;
- Cavolo cappuccio (Brassica oleracea L. var. capitata L.);
- Cavolo verza (Brassica oleracea L. var. sabauda L.);
- Cavolo di Bruxelles (Brassica oleracea L. var. gemmifera Zenker);
- Cavolo rapa (Brassica oleracea L. var. gongylodes L.);
- Cavolo da foraggio (Brassica oleracea L. var. acephala D.C.): viene impiegato, specialmente nei paesi nordici, per l'alimentazione del bestiame;
- Cavolo nero crespo (Brassica oleracea L. var acephala sabellica):
- Cavolo cinese (Brassica oleracea var. pekinensis Rupr.).

Caratteri botanici

Tutti appartengono alla specie Brassica oleracea L..
Se lasciata sviluppare, la pianta cresce fino a 1,5 metri di altezza, formando abbondanti ramificazioni con rametti fioriferi. I fiori sono gialli e, dopo la fecondazione, in genere incrociata ed entomofila, danno luogo alla formazione di una siliqua portante numerosi semi rotondi, di colore nero bluastro (peso di 1.000 semi pari a 4-6 grammi).

Cavolo cappuccio - Brassica oleracea L. var. capitata L.

In Italia il Cavolo cappuccio è coltivato in tutte le regioni anche se maggiormente nel centro-sud. Le regioni in cui è più diffusa la coltivazione sono: Puglia, Campania, Lazio, Calabria, e al Nord il Veneto.
Si differenzia dal cavolo verza per le foglie che sono lisce e mai bollose e per la parte edule (palla o testa o cappuccio) che è più compatta.
Le palle vengono consumate crude o cotte o servono a preparare il "cavolo acido" (o crauti), molto diffuso nel in Trentino e nel centro-nord Europa.

Esigenze pedoclimatiche

Sii adatta bene a tutti i tipi di terreno, purché siano profondi, ben aerati e freschi, ben dotati di sostanza organica e con pH intorno alla neutralità. Preferisce climi temperato-freddi ed umidi, tollera il freddo ma non il gelo.
La coltura necessita di irrigazioni al trapianto e nella fase di ingrossamento della testa.
E' una coltura intercalare e lascia una buona fertilità residua sia per la notevole massa di residui colturali sia per il tipo di operazioni colturali richieste.

Varietà

Le cultivar di cavolo cappuccio possono essere classificate in vario modo a seconda del colore delle foglie (verdi e rosse), della destinazione del prodotto (consumo fresco e trasformazione industriale) ed in base al periodo di raccolta: primaverili-estive (precoci), autunnali (medio-tardive), invernali (tardive).
Oggi le cultivar più diffuse sono ibridi F1.

Tecnica colturale

La tecnica colturale più appropriata è il trapianto, che può essere eseguito con piantine a radice nuda allevate in semenzaio o con piantine con pane di terra allevate in contenitori alveolati.
La densità d'impianto è di circa 2-3 piante a metro quadrato. L'impianto è a fila semplice, con distanza tra le file pari a 60-80 cm per il cavolo cappuccio. Sulla fila, invece, le piante vanno distanziate: 40-70 cm.
La coltura si avvantaggia notevolmente della concimazione organica. Il cavolo cappuccio è una specie mediamente esigente in elementi nutritivi (particolare importanza è rivestita dal calcio).
Per il contenimento delle erbe infestanti si può ricorrere a sarchiatura, pacciamatura, irrigazione localizzata, oltre a una corretta rotazione colturale.

Raccolta

La raccolta deve avvenire quando la testa ha raggiunto le dimensioni desiderate, a 60-70 giorni dal trapianto nelle cultivar precoci, 70-90 nelle medio-precoci, oltre 90 giorni in quelle tardive. In ogni caso le teste devono essere ben compatte. Negli impianti per la produzione destinata all’industria la raccolta viene eseguita meccanicamente con una sola passata. Il cavolo cappuccio si adatta alla conservazione frigorifera.
La produzione varia tra 400 a 700 quintali ad ettaro, a seconda della cultivar, dell’epoca di coltivazione e delle condizioni pedoclimatiche.
Il cavolo cappuccio possiede un buon contenuto in sostanza secca (8-9%), in glucidi (4%), un basso valore energetico , un equilibrato contenuto vitaminico e un discreto contenuto in calcio, fosforo e potassio.

Cavolo cappuccio Cavolo cappuccio - Brassica oleracea L. var. oleracea L. (foto www.agraria.org)

Cavolo verza - Brassica oleracea L. var. sabauda L.

Anche della verza si impiegano le foglie, bollose, grinzose, quasi increspate, riunite in una palla meno compatta di quella del cavolo cappuccio. Comprende varietà estive, autunnali e invernali. Delle prime ricordiamo il Primaticcio di S.Giovanni, il Verzotto corto precoce; delle autunnali, il Verzotto d'Asti, di Milano e Vittoria; delle invernali il Comune d'inverno, il Pontoise, Trionfo d'inverno, Re d'inverno, Vertus, ecc.
La tecnica colturale è simile a quella del Cavolo cappuccio.

Cavolo verza Cavolo verza - Brassica oleracea L. var. sabauda L. (foto www.agraria.org)

Cavolo di Bruxelles - Brassica oleracea L. var. gemmifera D.C.

Presenta un fusto, alto fino a 1 metro, che termina con un ciuffo di foglie a palla floscia. Lungo il fusto altre foglie portano all'ascella germogli a forma di glomeruli arrotondati (cavolini), in numero di 25-30. Non è molto coltivato in Italia.

Cavolo rapa - Brassica oleracea L. var. gongylodes (L.) Miller

Il Cavolo rapa presenta foglie lirato-pennatosette, lobate in basso, di colore verde pallido e fiori cruciformi gialli; il fusto è ingrossato a palla e carnoso (a somiglianza di una grossa rapa, che ne costituisce la parte commestibile) a livello del terreno. I piccioli e il fusto ingrossato possono avere un colore bianco-verdognolo o violaceo; la polpa ha un sapore che ricorda quello della rapa e viene consumato sia crudo sia cotto.

Cavolo nero crespo - Brassica oleracea L. var. acephala sabellica

Presenta fusto eretto, alto fino a 1 metro, con foglie di color verde scuro, rugose e bollose, di cui vengono utilizzate le superiori e i giovani germogli che si formano sul fusto e sui rami. Utilizzata soprattutto in Toscana, nella preparazione della famosa "ribollita".

Cavolo nero crespo Cavolo nero crespo - Brassica oleracea L. var. acephala sabellica (foto www.agraria.org)

Cavolo di Pechino Cavolo cinese o Cavolo di Pechino (foto www.agraria.org)

Cavolo cinese - Brassica oleracea pekinensis Rupr.

E' un grosso ortaggio poco diffuso in Italia, costituito da grossi "cappucci" serrati e allungati, formati dalle foglie, che sono caratterizzate da grandi piccioli bianchi.

Avversità e parassiti

Tra i parassiti che colpiscono i Cavoli ricordiamo:
Crittogame:
- Alternariosi (Alternaria brassicae);
- Ernia delle crucifere (Plasmodiophora brassicae);
- Marciumi basali (Sclerotinia spp., Rhizoctonia solani, Phoma lingam);
- Micosferella del cavolo (Mycosphaerella brassicicola);
- Ruggine bianca (Albugo candiada);
- Peronospora (Peronospora brassicae, Peronospora parassitica);
Batteriosi:
- (Xanthomonas campestris, Erwinia carotovora);
Insetti:
- Afidi (Myzus persicae) (Brevicoryne brassicae);
- Nottue, Cavolaie (Mamestra brassicae, Mamestra oleracea, Pieris brassicae);
- Elateridi (Agriotes spp.);
- Altica (Phyllotreta spp.);
- Punteruoli (Baris spp., Ceuthorrhyncus spp.);
- Mosca del cavolo (Delia radicum).
Inoltre vengono segnalati danni da nematodi, chiocciole e roditori.

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