Cane domestico - Origine e classificazione
Atlante delle razze di Cani

Origine e classificazione sistematica del Cane domestico


Cane domestico
- Classe Mammiferi
- Ordine Carnivori
- Famiglia Canidi
- Genere Canis
- Specie lupus familiaris

Mammifero carnivoro (costretto dall’uomo a vivere da onnivoro) della famiglia dei Canidi che lo zoologo Huxley, basandosi specialmente sulla osteologia, suddivise in tre generi: Otocyon, Vulpes, Lupus. Il primo è rappresentato dall’Otocyn megalotis, originario dell’Africa meridionale e che, per i suoi caratteri, è da considerarsi vicino al tipo primitivo: ha testa larga, non grande, orecchie molto lunghe, e gran numero di denti. Il genere Vulpes compendia la serie Alopecoide con testa piuttosto piatta, priva di caduta fronto-nasale, coda lunga e folta e pupilla verticale e ellittica. Il genere Lupus forma la serie Tooide, con cranio per lo più convesso, separato dalla canna nasale con caduta più o meno accentuata; la pupilla è di forma rotonda (come nel cane e nell’uomo).
Non è facile stabilire da quale canide discenda il Cane domestico e molti naturalisti vi si sono cimentati senza pervenire a conclusione precisa: è probabile tuttavia la discendenza dal lupo o dallo sciacallo. Entrambi potrebbero essere stati addomesticati dall’uomo, entrambi dimenano la coda in segno di gioia, entrambi si cibano volentieri di ciò di cui il Cane appetisce. Secondo lo Studer sarebbe esistita una forma estinta, il canis ferus che avrebbe dato origine al canis familiaris. Altri studiosi sono pure d’avviso che le forme lontanissime ancestrali siano estinte: l’austriaco Fitzinger ne cita sette. Sull’origine monofiletica o polifiletica del Cane domestico i pareri sono pure discordi. Della prima opinione fu Linneo. Buffon vorrebbe il Cane da pastore capostipite delle diverse razze, considerando quelle discendenti prodotto del clima, dell’allevamento, delle mutazioni. Altri ancora, e segnatamente Jetteles giunsero alla conclusione dell’origine polifiletica del Cane: quest’ultimo indicò lo sciacallo come il progenitore del Cane della torba, del lupo indiano e del Cane da pastore, e nel lupo-sciacallo africano scorse il capostipite di molti Cani dell’antico Egitto e nel canis antbus, tenue varietà del lupo sciacallo (canis lupaster), quella del levriere. Anche Darwin afferma che dai documenti paleontologici sorge l’idea della pluralità d’origine del Cane selvaggio. Il Cane, comunque, si trova accanto all’uomo dalle epoche più remote. Sicuramente da quando ebbe inizio la domesticazione degli animali utili: il bue, la pecora, il maiale. È assai probabile che il Cane fosse il primo animale che l’uomo sottomise, forse a eccezione della renna. La razza più antica addomesticata fra i Cani che vennero osteologicamente scoperti in territorio europeo, è il Cane della torba o Canis familiaris palustris. Con i costruttori di palafitte si ebbero il Cane della torba anzidetto, il bue della torba, la pecora della torba, la capra della torba, il maiale della torba. Afferma lo Tschudy che basandoci sui reperti osteologici troviamo che oltre al Cane della torba gli altri animali domestici dimostrano la loro discendenza da animali oriundi dell’Asia e con ciò viene risolto anche l’enigma circa la località da cui provennero gli uomini delle palafitte. Dal tipo primitivo si ebbero, sempre in lontanissime epoche, altre forme poiché il Cane così addomesticato rivelò stupefacenti possibilità di adattamento. Via via, nelle scoperte di fossili successive si reperirono reliquati lo studio dei quali rivelò le forme che dettero origine ai vari gruppi. Così negli strati del bronzo si scoprirono cani di grossa taglia e a questo tipo di cane fu dato il nome di Canis familiaris matris optimae o Cane del bronzo, probabile ancestrale del Cane da pastore. Una terza forma preistorica fu stabilita nel Canis familiaris intermedium o Cane della cenere (in quanto i fossili vennero ritrovati in depositi di cenere), probabile progenitore di cani da caccia. Altro ancora è il Canis familiaris di Inostranzewi che naturalisti designano come antenato degli attuali alani, mastini e di alcuni tipi di Cani da pastore di grossa taglia e Cani da slitta; infine il Canis familiaris Leineri, capogruppo probabile dei levrieri. Sulla diffusione della forma preistorica principale, il Canis familiaris palustris, si fecero constatazioni veramente sorprendenti. L’attuale volpino parrebbe essersi conservato immutato attraverso i millenni, con caratteristiche simili al Cane delle torbiere. In Europa si riscontra, nei tempi preistorici, dappertutto; lo si trova, con tipi fossili analoghi, in tutta l’Asia, in alcune isole del Pacifico, nel Madagascar. Simbolicamente e osteologicamente è presente nell’antico Egitto e così pure nell’interno dell’Africa. Anche i vari tipi di terriers e di pinscher, nella loro forma originaria, proverrebbero dal Cane palustre (forse meno provato che per il volpino). Da notare peraltro che graffiti di 5000 anni a.C. raffigurano Cani simili all’attuale Basenti congolese in cui molti vedrebbero il progenitore del moderno terrier. Sempre stando alle figurazioni, anche perché la paleontologia presenta i suoi lati oscuri, troviamo tipi di terriers su monumenti funerari egizi. La tomba attribuita a un faraone della X dinastia (2300 anni a.C.) presenta 4 Cani: un volpoide, un segugio, un levrieroide e un tipo assai simile al Basenti. Presso gli Assiri viveva un grosso Cane che si ritiene progenitore degli attuali mastini: numerose sono le rappresentazioni con motivi di caccia su bassorilievi di costruzioni babilonesi e assire sino a 10 secoli avanti Cristo. Quei cani enormi, afferma il naturalista Keller, sarebbero stati originati dal Cane del Tibet di dimensioni assai grandi che si è conservato immutato nel tempo e ancor oggi esiste se pure in taglie ridotte rispetto alle forme primitive. La diffusione così viene descritta: “Dall’altopiano del Tibet l’animale addomesticato si propagò nel Nepal, nell’India e contemporaneamente in Cina. La cultura babilonese-assira lo ebbe per tempo. Sembra che sul suolo africano non vi sia stato all’epoca dei Faraoni, mentre il Mastino si presenta al tempo di Alessandro e con il suo esodo dall’India viene trasportato sul suolo greco come regalo al re Poro e si inizia ivi l’allevamento del molosso che più tardi si continua tra i popoli di Roma”. Gran parte delle razze canine che si sparsero per il mondo o per mezzo dei Fenici che notoriamente navigarono tutti i mari allora conosciuti, o per mezzo delle migrazioni dei popoli nomadi e non ultimo a mezzo degli eserciti invasori, trarrebbe la sua origine dalla vetusta forma del mastino assiro. In ogni tempo e in ogni parte del mondo il Cane è universalmente conosciuto. Zarathustra (Iran, VII sec. a. C.) nell’Avesta, testo sacro della religione mazdeista, celebra il Cane e afferma addirittura che “il mondo sussiste per l’intelligenza del cane”. Le civiltà cinese, quella americana dei Maya, Incas e Atzeca rivelano sculture di antichissime forme canine. I Romani allevarono molossi per i combattimenti nei circhi e così pure i Britanni. Nella campagna romana, in Abruzzo e in altre zone meridionali dell’Italia residuano robusti cani da pastore (cani da pastore maremmano-abruzzesi) oggi bene allevati e riselezionati, conservatisi peraltro tali dall’epoca di Roma, così come gli attuali Mastini Napoletani residuano nell’Italia meridionale, discendenti dagli antichi molossi che servivano anche per la guardia e che venivano chiamati Cani da corte o da cortile. Columella (I sec.d. C.), nel De re rustica, ne diede un’accurata descrizione. Ancor prima, Senofonte aveva scritto un libro sui Cani da caccia. Durante l’impero, esistevano all’estero, istituiti da Roma, degli speciali ufficiali, i “Procuratores cinogie” per la raccolta di cani pregiati d’allevamento, i quali, convogliati alla capitale, venivano destinati ai canili di addestramento o per la riproduzione. I Romani, per concludere, così classificavano i Cani: Canes vanatici, Canes pastorales, canes villatici.
Venendo a epoca più recente, molto importante è la suddivisione delle razze canine, esistenti in Inghilterra nel 1570, fatta dal dr. Caius, al secolo John Keys, nell’opera in latino De canibus britannicis. Il Medioevo e il Rinascimento segnano il trionfo dei Cani da caccia, specie delle razze di segugi le cui mute (in Francia si crearono razze proprie di grandi Casate) costituivano appannaggio di re e di potenti. Famiglie illustri, anche italiane, usavano scambiarsi coppie o mute di Cani come doni di superlativo pregio. Anche i cani da salotto erano tenuti in grande considerazione tra le grandi dame e dipinti celebri (Tintoretto, Tiziano, Carpaccio, Watteau, Boilly, Goya e tanti altri) ne hanno immortalato le sembianze e indicano che vari tipi sono rimasti pressoche' immutati.
a cura di Vinattieri Federico - www.difossombrone.it

Mastino NapoletanoMastino Napoletano  "Ultimaratio di Fossombrone"  ( foto www.difossombrone.it )
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