Muggine o Cefalo Mugil cephalus L.
Atlante delle specie allevate - Specie d'acqua salata

Classificazione

Classe: Actinopterygii
Ordine: Mugiliformes
Famiglia: Mugilidae
Genere: Mugil
Specie: M. cephalus L.

Muggine o Cefalo Mugil cephalus L. Muggine o Cefalo Mugil cephalus L. (foto www.fao.org)

Caratteristiche morfologiche

Il cefalo (o Muggine o Volpina) è dotato di un corpo robusto ed allungato, possiede una testa piuttosto larga, appiattita centralmente ed una bocca piccola con un labbro superiore sottile e liscio.
L’osso mascellare è dritto e la sua estremità posteriore non risulta visibile quando il pesce mantiene la bocca chiusa. Gli occhi sono ricoperti da una palpebra adiposa che si estende anteriormente e posteriormente ad esso, lasciando libera soltanto una piccola fessura centrale.
Le due pinne dorsali sono corte e le pettorali sono inserite in una posizione piuttosto alta.
Il corpo del cefalo mostra tonalità grigio bluastre nella zona dorsale, una colorazione argentea con linee longitudinali grigie sui fianchi ed una pigmentazione più chiara, tendente al bianco argenteo nella porzione ventrale.
Alla base delle pinne pettorali è presente una macchia scura.

Biologia ed habitat

Il cefalo è una specie cosmopolita che vive nelle acque costiere della maggior parte delle zone tropicali e temperate. Nelle aree occidentali dell’Oceano Atlantico la sua presenza è stata riscontrata un po' ovunque, dalle acque della Nuova Scozia fino a quelle del Brasile, compreso il Golfo del Messico.
Nelle zone orientali dell’Atlantico, il cefalo è presente dalle acque francesi fino a quelle del Sud Africa ed è comune anche nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero.
Questo mugilide è caratterizzato da comportamento catadromo e la sua presenza viene abitualmente riscontrata nelle zone di estuario dei fiumi ed in acqua dolce. Gli adulti, durante la stagione riproduttiva formano grossi branchi e migrano verso il mare aperto. In seguito alla schiusa delle uova, le larve si dirigono verso le zone di basso fondale all’interno di siti costieri riparati, dove trovano abbondanti quantitativi di cibo e protezione dagli attacchi di pesci predatori. Nel momento in cui raggiungono una lunghezza di circa 5 cm, iniziano a muoversi verso acque leggermente più profonde.
Il cefalo si nutre durante il giorno e consuma prevalentemente zooplancton, piccole larve di insetti e materiale vegetale in decomposizione. Inoltre,  grazie alla conformazione dello stomaco ed al suo lungo tratto gastrointestinale, è molto abile nel digerire detriti di vario genere. Per poter triturare al meglio questo genere di materiali il cefalo ingerisce vari tipi di sedimenti, che all’interno del suo particolare stomaco, vengono utilizzati per sminuzzare i detriti. Secondo alcune ricerche, il quantitativo di sedimento riscontrato nello stomaco di questo mugilide aumenta in relazione alla grandezza degli animali, dimostrando il fatto che l’abitudine detritivora risulta accentuata soprattutto  negli esemplari adulti.

Tecniche di allevamento

Le tecniche di riproduzione controllata e di allevamento larvale del cefalo, oggigiorno hanno raggiunto un discreto grado di messa a punto ma soltanto in rari casi vengono sfruttate a  livello produttivo, in quanto l’approvvigionamento di novellame raccolto in natura risulta ancora la pratica più conveniente.
Durante il periodo invernale gli esemplari adulti migrano verso il mare aperto, dove ha luogo la fase riproduttiva. Le femmine possono deporre da 0,5 a 2 milioni di uova, a seconda delle dimensioni corporee. La schiusa avviene 48 ore dopo la fecondazione e le larve, nel momento in cui il loro corpo  raggiunge la lunghezza di 16-20 mm migrano verso le zone costiere di basso fondale e gli estuari dei fiumi. In questi luoghi, nel periodo che va da maggio alla prima metà di dicembre, gli avannotti vengono catturati per essere successivamente introdotti in allevamento.
L’allevamento dei Mugilidi è oggi prevalentemente condotto in condizioni estensive in aree costiere ricche di sbocchi fluviali. In Italia, gli ambienti vallivi e le lagune risultano da sempre i luoghi più adatti all’allevamento di questa specie, che tuttoggi gode un interesse secondario rispetto alla spigola ed all’orata. L’allevamento del cefalo non necessita di particolari interventi e generalmente, se necessario ci si limita ad una gestione idrica dei bacini.
Negli anni passati, il ripopolamento delle valli e delle lagune veniva effettuato tramite lo sfruttamento dell’ effetto di “montata” delle acque costiere ma oggigiorno, a causa dell’ applicazione di pratiche semintensive e della conseguente necessità di incrementare le rese produttive si è verificato un aumentato del fabbisogno di novellame. Questa situazione ha fatto sì che si rendesse necessaria la raccolta del seme lungo le coste, con lo scopo di poter effettuare in seguito la semina negli stagni e nelle valli. I giovanili tendono a concentrarsi negli ambienti costieri di bassofondo, o a migrare all’interno delle acque continentali ed in queste zone diventano facile preda per i pescatori di novellame. Questo tipo di pesca viene praticata a vista con attrezzi manovrati a mano (tratta, sciabica), spostandosi lungo le coste. I giovanili catturati vengono mantenuti in ambiente ossigenato e trasportati con automezzi attrezzati, nelle aree di semina.
In alcune piscicolture l’alimento secco viene utilizzato per la fase di sverno o per il pre-ingrasso di giovanili, nel periodo che precede la loro immissione negli impianti estensivi.
Il cefalo si adatta molto bene alle condizioni di allevamento semintensivo ed ai  sistemi di policoltura, dove generalmente viene associato ad altre specie come la carpa comune, la carpa erbivora, la carpa argentata e la tilapia del Nilo.
Nel periodo che precede l’immissione del pesce, i bacini di allevamento vengono fertilizzati utilizzando generalmente letame di origine bovina, in modo da arricchire le risorse trofiche naturali. Successivamente si opera il riempimento degli stagni  con un livello d’acqua di 25-30 cm, che viene mantenuto per 7-10 giorni con l’obbiettivo di costruire un adeguato livello di alimentazione naturale. Il livello del corpo idrico viene poi aumentato a 1,5-1,75 m e si procede con l’immissione degli avannotti. Per garantire una soddisfacente produttività dell’impianto, vengono periodicamente effettuate delle concimazioni e talvolta delle somministrazioni di mangime estruso, specialmente nel caso in cui vi sia la necessità di dover sopperire ai fabbisogni alimentari delle specie associate. Il quantitativo ottimale di ossigeno disciolto nell’acqua viene garantito tramite l’installazione di varie tipologie di ossigenatori.
Nel caso che il tasso di crescita degli animali sia inferiore a quello previsto, l’alimentazione viene integrata con l’aggiunta di riso e/o crusca di frumento e le quantità impiegate si aggirano attorno allo 0,5-1% della biomassa presente.
Una stagione di ingrasso normalmente dura di 7-8 mesi e durante questo periodo il cefalo può raggiungere il peso di 0,75-1 kg. Nel caso in cui gli esemplari vadano incontro a  2 fasi di ingrasso consecutive, questi possono raggiungere la pezzatura di 1,5-1,75 kg. Le scelte relative alle tecniche di allevamento, alla lunghezza della fase di ingrasso ed alla pezzatura di commercializzazione dei pesci, risultano condizionate dalle richieste di mercato.
L’allevamento intensivo è tuttoggi poco praticato, in quanto a causa dell’elevata incidenza del costo dei mangimi risulta scarsamente remunerativo.  In alcune strutture di tipo intensivo i cefali vengono allevati all’interno nei bacini di lagunaggio ed utilizzati per il parziale recupero della sostanza organica e l’abbattimento del materiale in sospensione nei reflui.

Produzioni e mercato

Il principale problema relativo alla commercializzazione del cefalo è legato alle difficoltà che si incontrano nel distinguere il prodotto allevato (di valle o di impianto) da quello pescato in mare. Quest’ultimo infatti può evidenziare caratteristiche organolettiche poco gradite dal consumatore, che dipendono dal tipo di substrato sul quale il pesce ha pascolato.
Questo problema può essere parzialmente eliminato attuando la fase di raccolta degli animali durante periodi di pascolo ridotto, come ad esempio in inverno, quando lo stomaco dei pesci è più vuoto.
Il cefalo generalmente viene immesso sul mercato in seguito a processi di salatura ed affumicatura e la bottarga salata (ovaie sottoposte a processo di essiccatura e salatura), tra le varie forme di commercializzazione, rappresenta il prodotto che viene maggiormente apprezzato sul mercato nazionale.

Fonti bibliografiche:
- Manzoni P., Tepedino V., copyright Eurofishmarket (2008). GRANDE ENCICLOPEDIA ILLUSTRATA DEI PESCI. Guida al riconoscimento di oltre 600 specie presenti nelle acque d’Europa o importate sui mercati europei. Ordine : Perciformes; famiglia : Mugilidae. Cefalo (Mugil cephalus);
- FAO. © 2006-2012. Cultured Aquatic Species Information Programme. Mugil cephalus. Cultured Aquatic Species Information Programme. Text by Saleh, M.A. In: FAO Fisheries and Aquaculture Department [online]. Rome. Updated 7 April 2006. [Cited 15 June 2012]. http://www.fao.org/fishery/culturedspecies/Mugil_cephalus/en;
-  Cataudella S., Bronzi P. (2001). ACQUACOLTURA RESPONSABILE Verso le produzioni acquatiche del terzo millennio. Le specie allevate. Specie eurialine. Cefali.

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