Il Contesto
Guida ai tirocini e stage aziendali - Integrazione Scuola-Lavoro

Quadro generale

Durante l’ultimo decennio, il tema della formazione è entrato nell’agenda europea e nazionale quale asse prioritario per lo sviluppo economico e sociale del paese. Il significato e la convenienza dell'investimento in istruzione passa in maniera non esclusiva, ma rilevante, attraverso il superamento della separazione tra formazione e lavoro.
Tirocini e stage assumono anche una forte valenza formativa perché l’ambiente di lavoro diventi luogo di apprendimento. Affinché ciò accada sono necessari:
- la puntuale definizione degli obiettivi,
- la chiara descrizione dei ruoli di ciascun soggetto e degli aspetti organizzativi,
- la condivisione del progetto da parte di scuola e azienda,
- la coerenza del curricolo,
- la coprogettazione del percorso formativo,
- l’ articolazione delle modalità di monitoraggio e valutazione.
Offrire l'opportunità di conoscere direttamente il mondo del lavoro durante gli anni scolastici è, quindi, una proposta valida dal punto di vista didattico e accolta con favore dal mondo aziendale.
In passato, tali attività hanno visto il coinvolgimento di pochi ma qualificati attori formatisi autonomamente e passati da rapporti episodici e non strutturalmente legati alla formazione dei giovani a collaborazioni istituzionalizzate e articolate fra i due sistemi.
Con l'evolversi della sensibilità sociale al problema e del quadro normativo, si sono moltiplicati i casi in cui, superando le attività mirate alla sola conoscenza del contesto lavorativo (visite guidate, incontri con esponenti del mondo della produzione, ecc.), si è effettuato autentico raccordo (stage, tirocini, apprendistato, ecc.).
Una significativa attuazione di integrazione è fornita dal nuovo ordinamento dell’Istruzione Professionale, introdotto nel 1994, che negli ultimi due anni di corso prevede l’implementazione dell’area di indirizzo di base con un progetto professionalizzante da realizzare d’intesa con il mondo del lavoro e/o agenzie di formazione regionale o privata.
Anche l’Istruzione Tecnica, introducendo negli anni ’90 l’area di progetto in tutti i curricoli dei nuovi ordinamenti, ha individuato spazi di integrazione in cui l’operatività e i saperi disciplinari si ricompongono attraverso la progettualità che molto spesso trae spunto da committenze esterne.

Le Politiche Europee e Nazionali

Già nel Libro Bianco di Delors "Crescita, competitività e occupazione" del 1993 in Europa venivano analizzate le cause della disoccupazione nel nostro continente e proposti interventi anche in campo formativo. Veniva individuato nello sforzo di cooperazione tra settore pubblico e settore privato (in vista di uno spazio europeo delle qualifiche professionali), nell’istruzione e nella formazione continua, l’intervento strategico con maggiori riflessi sull’intensità occupazionale.
Successivamente nell'Agenda 2000 è posto l’accento sulle risorse umane, e l’acquisizione di conoscenze e competenze da parte dei cittadini europei viene ritenuta indispensabile al fine di porli in condizione di affrontare in modo adeguato il mondo del lavoro e la vita, sempre e rapidamente in trasformazione.
Nel trattato di Amsterdam del giugno 1997, l’azione si estende alla "promozione del coordinamento delle politiche di occupazione nazionali".
Gli Stati membri hanno condiviso nel Consiglio Europeo di Lussemburgo del novembre 1997 e nel Consiglio di Vienna del dicembre 1998, gli orientamenti comuni da trasferire nelle proprie politiche interne. Tali orientamenti si basano su un metodo innovativo, l’istituzione di una sorveglianza multilaterale, e quattro linee strategiche comuni (dette anche i quattro pilastri):
- migliorare la capacità di inserimento professionale (occupabilità),
- sviluppare lo spirito imprenditoriale (imprenditorialità),
- incoraggiare l’adattabilità delle imprese e dei loro lavoratori (adattabilità),
- rafforzare le politiche in materia di pari opportunità (pari opportunità), sulla cui base costruire i singoli NAP (National Action Plan’s) Piani Nazionali per l’Occupazione.
La nuova considerazione ed il valore attribuiti alla formazione nella strategia europea per favorire l’occupazione, fanno sì che tutti i programmi e le iniziative rivolte alla valorizzazione delle risorse umane contengano in modo trasversale obiettivi diretti a risolvere questo problema.
Attraverso i Fondi strutturali, i Programmi e le iniziative, l’Unione darà il proprio contributo concreto alla realizzazione dei Piani Nazionali e degli interventi prioritari, sempre secondo il principio della divisione delle responsabilità.
In risposta agli impegni comunitari ed ai bisogni nazionali, il Governo e le parti sociali già dal 24 settembre 1996, sottoscrivendo l’Accordo per il lavoro evidenziavano la necessità di individuare strategie per migliorare l’occupabilità ed in questo contesto gli interventi nella formazione assumevano un ruolo non secondario.
Successivamente nel Patto Sociale per lo Sviluppo e l’Occupazione, l’accordo tra Governo e parti sociali diventa un quadro programmatico nazionale che tiene conto della dimensione europea degli interventi, le priorità comunitarie e gli scenari macroeconomici.
In questo documento la formazione, non solo professionale, ma intesa in senso ampio, come istruzione ed educazione, assume un'importanza cruciale.
Nel documento sono, poi, pianificati tutti gli impegni per l’adeguamento della formazione agli standard europei, dall’autonomia, alla riforma dei cicli, all’elevazione dell’obbligo, all’introduzione di un servizio di valutazione e della formazione integrata superiore (FIS).
Il Masterplan (Piano pluriennale intergrato di formazione istruzione e ricerca) è lo strumento giuridico che ha il compito di organizzare le linee strategiche del Governo integrando l’offerta formativa, coerentemente con le politiche di orientamento dell’Unione Europea, attraverso dispositivi che permettano il controllo dello sviluppo delle politiche attive centrate sulla formazione.
Nel regolamento di attuazione dell'art. 68 della legge 17 maggio 1999, n.144, concernente l'obbligo di frequenza di attività formative, fino al diciottesimo anno di età, infine, è prevista la possibilità di assolvere l’obbligo attraverso percorsi di istruzione, formazione e apprendistato. Si prevedono iniziative formative e di orientamento, percorsi integrati, certificazioni finali e intermedie. E' consentito il passaggio da un sistema formativo all'altro con riconoscimento dell'attività lavorativa o di autoformazione (D.P.R. 12 luglio 2000, n.257).
La specifica normativa sui tirocini è, invece, contenuta nell’art. 18 della Legge 24 giugno 1997 n.196, "Norme in materia di promozione dell’occupazione" (detta Legge Treu) e nel Decreto Interministeriale 25 marzo 1998 n.142 che ne stabilisce i criteri e le regole di attuazione.

Le ragioni dell'integrazione Scuola Lavoro

Il nostro tempo è caratterizzato da rapidi e radicali cambiamenti. Le attività economico-produttive sono interessate, all'interno di un fenomeno di globalizzazione, da una rivoluzione "epocale" sia dal punto di vista tecnologico che organizzativo e da una forte tendenza alla terziarizzazione. In tale scenario cresce la richiesta di professionalità sempre più elevate e diversificate a cui la scuola è chiamata a rispondere attraverso una formazione di base ampia e consolidata e un approccio flessibile ai saperi in modo da consentire lo sviluppo di quella capacità di apprendimento continuo necessaria per aggiornare le competenze possedute ed acquisirne di nuove.
Ciò presuppone una scuola in evoluzione che sia capace di riconoscersi in questi nuovi scenari, di rinnovarsi e di offrire ai giovani percorsi che tengano conto contemporaneamente delle potenzialità individuali e delle esigenze della realtà.
In questa logica le esperienze di integrazione tra scuola e mondo del lavoro sono occasioni per i giovani di mettersi alla prova, di acquisire nuove conoscenze e competenze e di sviluppare capacità sfruttando un ulteriore "spazio educativo" ricco di possibilità per la loro crescita personale e professionale.
Oggi il bisogno di formazione va al di là dell’istruzione iniziale. Esso pone il problema di una capacità permanente di evoluzione delle persone attraverso un rinnovamento delle conoscenze tecniche e professionali fondato su una solida cultura generale.
La scuola, pertanto, deve stimolare i giovani a prendere coscienza della necessità di un apprendimento continuo, considerandolo un buon investimento per il futuro.
Il mondo della formazione è investito della grande responsabilità di sviluppare autonomia, progettualita' e capacità di autoapprendimento continuo, aiutare cioè l’individuo a sviluppare tutte le sue potenzialità.
Si tratta quindi di sviluppare quelle competenze trasversali, o di base che costituiscono le risorse della persona sulla quale si innestano le competenze specifiche tecnico-professionali.
Nell’attuale contesto socio-economico la carriera lavorativa si configura come un percorso evolutivo articolato in una sequenza di eventi, in parte formativi e in parte lavorativi, che occupano tutta la vita attiva del soggetto. Frequenti in tale processo sono i momenti di transizione dovuti sia a scelte obbligate, in altre parole a ragioni esterne all’individuo, sia a scelte libere dettate da ragioni soggettive.
In tutte le situazioni di transizione l’individuo deve capitalizzare l’esperienza pregressa e, tenendo conto delle risorse personali, così come delle opportunità e dei vincoli della realtà, costruire attivamente il successivo segmento formativo e/o professionale.
Introdurre nel percorso formativo un progetto di alternanza Scuola/Lavoro educa i giovani ad assumere il principio della discontinuità come modalità ricorrente cui rapportarsi nella propria vita professionale.
In particolare l'esperienza di tirocinio/stage è una situazione che stimola a prendere iniziative, eseguire compiti precisi, assumere responsabilità. L'operatività infatti rinforza la motivazione a imparare, a mettersi in gioco, a superare ansie e insicurezze. Cresce così l'autostima, che è uno dei più importanti risultati sul piano personale dell'esperienza lavorativa, con evidente ricaduta sul piano del successo formativo.
L’esperienza lavorativa, sia essa anche di breve durata, si configura come formativa in quanto occasione per verificare il possesso di capacità che il percorso scolastico ha contribuito a sviluppare, in particolare quelle competenze trasversali, necessarie per tutti i profili professionali: competenze relazionali, comunicative e organizzative, padronanza delle tecnologie informatiche, creatività e disponibilità al cambiamento.
Da ultimo non si può trascurare l'aspetto professionalizzante nella misura in cui l'esperienza lavorativa consente l'acquisizione di elementi di professionalità specifica in termini di conoscenze, abilità, atteggiamenti.
I benefici che derivano da esperienze di stage/tirocinio non riguardano però soltanto i giovani, ma ricadono anche sulla scuola e sul sistema delle imprese: sulla scuola in quanto aggiungono valore all’offerta formativa che può essere potenziata e aggiornata nella misura in cui tali esperienze siano rielaborate e diffuse; sul sistema delle imprese che ha l'opportunità di conoscere le competenze e le capacità di un potenziale personale da assumere e di fornire un contributo al miglioramento della qualità dei percorsi formativi con evidenti ricadute nel contesto socio-economico.

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